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garante dei detenuti

Carceri in regione: strutture fatiscenti e sovraffollate

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mar 4 mar 2025 09:24
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Serve cambiare passo, il sistema carcerario regionale non funziona: ancora irrisolto il problema del sovraffollamento, spazi inadatti per il recupero del detenuto, carenza di personale, fabbricati da rivedere. Lungo la via Emilia negli ultimi tre anni i detenuti sono aumentati di 500 unità: è come se fosse nato un nuovo carcere, peccato che personale della polizia penitenziaria, educatori, assistenti sociali, siano rimasti gli stessi. Compreso le occasioni di reinserimento lavorativo.

A chiedere una svolta, nel corso di una conferenza stampa organizzata nella sede dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, sono stati i garanti dei detenuti che operano in regione guidati dal garante regionale Roberto Cavalieri. Presente anche il presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Maurizio Fabbri.

“Il problema del sovraffollamento nelle carceri – spiega il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri – è pressoché ingovernabile, da anni si cercano vie d’uscita ma senza risultati: in regione sono quasi 1.000 i detenuti in più rispetto ai posti regolamentari, negli ultimi tre anni la popolazione carceraria è aumentata di 500 unità (come se fosse nato in regione un nuovo carcere), superando così le 3.800 presenze permanenti. Una situazione insostenibile, la gestione dei detenuti è sempre più complicata, così come l’attuazione dei percorsi a loro dedicati”. Sul tema sovraffollamento entra nello specifico sul caso del Pratello: “Il problema sovraffollamento non si affronta trasferendo dei detenuti da un minorile a un carcere per adulti, siamo pessimisti su questa operazione, temiamo che i tre mesi programmati si allungheranno in attesa dei 90 nuovi posti che dovrebbero arrivare da Rovigo, l’Aquila e Lecce.  Già dall’Abruzzo i feedback non sono buoni, risulta che i lavori di recupero della struttura aquilana non siano ancora iniziati”.

Il Garante affronta poi il tema della salute in carcere: “Problemi evidenti riguardano anche il tema della salute, sono sempre più le persone detenute con dipendenze o con disturbi psichici gravi, il personale dedicato a trattare questi casi è insufficiente. Questa situazione inevitabilmente non può essere discostata, assieme ad altri fattori, dal tema dei suicidi e dei comportamenti autolesivi in carcere, in costante aumento negli ultimi anni”. Prosegue sugli spazi in carcere: “A questo scenario si aggiungono la scarsità di percorsi dedicati al recupero del carcerato, gli spazi riservati a queste attività spesso risultano inadeguati, più in generale nelle strutture carcerarie della regione si riscontrano problemi infrastrutturali, fabbricati fatiscenti che andrebbero completamente rivisti”. Le conclusioni di Cavalieri: “La situazione è emergenziale, bisogna cambiare rotta, il carcere, che piaccia o no, rappresenta una componente della nostra società, se non si dà una possibilità di recupero al detenuto si violano diritti fondamentali, serve, quindi, rilanciare il sistema carcere, a partire dalla sua organizzazione”.

Interviene poi il presidente dell’Assemblea legislativa, Maurizio Fabbri, che assieme al garante ha voluto questa conferenza stampa: “Vogliamo dare un segnale forte alla comunità detenuta, parliamo di quasi 4.000 reclusi in Emilia-Romagna, sappiamo che nelle strutture carcerarie non sempre sono garantite tutele adeguate a queste persone”. Fabbri entra nello specifico: “Questione cruciale, e ancora irrisolta, è quella del sovraffollamento carcerario, causa di tensioni che inevitabilmente condizionano anche la riuscita dei percorsi di recupero del detenuto. Si possono innescare situazioni di disagio, anche psichico, che possono portare a eventi drammatici, penso, purtroppo, ai diversi casi di suicidio tra i detenuti presenti nelle strutture carcerarie della nostra regione”. Quindi, la proposta del presidente Fabbri: “In quanto presidente dell’Assemblea legislativa promuovo una nuova modalità di intervento che veda l’unione di tutte le forze in campo, partendo dagli stimoli che arrivano dal lavoro di osservazione e monitoraggio portato avanti dai garanti a tutela dei diritti dei detenuti”. Conclude il presidente: “È oramai inevitabile che la politica faccia proprie queste istanze e ricerchi rapidamente soluzioni sia a livello statale che regionale, con anche il coinvolgimento degli enti locali”.

Un focus, poi, sulla situazione delle case circondariali presenti sul territorio regionale, con un’analisi a cura, assieme allo stesso Cavalieri, dei garanti locali.

“Nella casa circondariale bolognese, ad esempio, rimane il problema, ormai cronico, del sovraffollamento, così come ci sono carenze rispetto agli spazi, a partire da quelli dedicati alle attività rivolte al detenuto”, rimarca il garante Antonio Ianniello, che, sul Pratello, aggiunge “anche nel minorile il numero di presenze è decisamente fuori limite, gli ospiti sono quasi sessanta mentre la struttura ne potrebbe ospitare una quarantina, inoltre permangono perplessità sulla scelta, seppur temporanea, di spostare una parte del minorile alla Dozza”. A Piacenza, interviene quindi la garante Maria Rosa Ponginebbi, “la criticità più marcata riguarda la presenza eccessiva di detenuti con problemi di tossicodipendenza (circa l’80 per cento della popolazione carceraria ha problemi di dipendenza), a seguire queste persone c’è un solo sanitario che entra nella struttura un solo giorno alla settima, anche qui, poi, si necessitano lavori di ristrutturazione, in particolare, nel vecchio padiglione”. La garante Francesca Bertolini su Reggio Emilia: “Anche la struttura che ospita il carcere reggiano richiederebbe interventi di recupero, inoltre le caratteristiche dell’edificio rendono particolarmente complessa la gestione delle diverse categorie di detenuti presenti, che a Reggio sono sei (come, ad esempio, detenuti con problemi di salute mentale, donne, transgender e persone in alta sicurezza)”. A Rimini, rimarca invece il garante Giorgio Galavotti, “più volte sono state denunciate condizioni di degrado rispetto a una specifica sezione, che andrebbe completamente ricostruita (c’è un progetto approvato dal ministero ma tutto è ancora fermo), evidente poi il problema della carenza di personale, tra sanitari e agenti”. A Parma, prosegue la garante Veronica Valenti, “sono presenti 250 detenuti con problemi sanitari (provenienti da tutta Italia) nonostante i posti letto della sezione sanitaria siano solo 25, c’è poi il tema dell’alto numero di carcerati anziani, in 80 hanno più di 65 anni, è anche aumentata anche la presenza di persone con disturbi psichiatrici gravi”. A Modena, evidenzia la garante Laura De Fazio, “pur essendo un carcere concepito per accogliere principalmente imputati e indagati in attesa di giudizio e condannati definitivi a pene non superiori a cinque anni, sono presenti quasi 400 detenuti con anche condanne lunghe (in molti con problemi di dipendenze), l’offerta trattamentale risulta inadeguata, anche il personale, a partire dagli educatori e sanitari, è insufficiente”. A Ferrara, interviene la garante Manuela Macario, “la struttura necessita urgentemente di interventi di ristrutturazione, gli spazi comuni non sono adeguati ad accogliere le attività educative e ricreative, ci sono poi problemi organizzatici, pacchi, per fare un esempio, che non vengono consegnati o vengono consegnati dopo molto tempo con cibi che nel frattempo si sono deteriorati”.  Conclude lo stesso Cavalieri sui casi di Castelfranco, Forlì e Ravenna: “A Castelfranco Emilia, nel modenese, per mane il problema delle misure di sicurezza prolungate nei confronti della categoria degli internati. A Ravenna e Forlì i due fabbricati sono da riqualificare”.