Colore della pelle, altezza e movimento della spalla: tre elementi chiave per dare un volto al killer
Un incidente probatorio durato oltre sette ore, una ventina di agenti di polizia penitenziaria e questura a presidiare via del Ciclamino, due protagonisti impegnati in una camminata ripetuta più e più volte, avvocati e periti in cerca di conferme a sostegno delle rispettive tesi e una schiera di giornalisti e operatori pronti a immortalare ogni minimo movimento. Sembrava un film, invece era la realtà. Si è svolto così il tanto atteso passaggio sotto la cam3 della farmacia San Martino, che dovrebbe indirizzare in maniera forse decisiva l’indagine sul delitto di Pierina Paganelli.
Da una parte Louis Dassilva, finora unico indagato per l’omicidio della 78enne riminese e detenuto da metà luglio nel carcere dei Casetti. Dall’altra Emanuele Neri, un condomino di via del Ciclamino che nulla c’entra con l’assassinio di Pierina e che, forse in maniera un po’ ingenua, ha sostenuto di poter essere lui l’ignoto che il 3 ottobre del 2023, pochi minuti dopo il delitto, viene ripreso dalla cam 3 mentre si dirige verso il civico 31. Il sostituto procuratore Daniele Paci, titolare delle indagini, non ha mai creduto a quest’ultima ipotesi. Per l’accusa è Dassilva il soggetto immortalato di spalle quella sera dalle telecamere. Per fugare ogni dubbio il gip Vinicio Cantarini ha voluto far sfilare entrambi, in momenti diversi, sotto la cam3.
Via del Ciclamino, l’incidente probatorio: la “sfilata” pomeridiana e notturna
Il primo a prendere parte all’esperimento è stato proprio Dassilva. Guardato a vista dagli agenti della penitenziaria, ha percorso alla luce del giorno (erano le 15.10 circa), decine e decine di volte il tragitto delimitato da coni di plastica e segni col gesso sull’asfalto, a varie andature, con brevi intervalli tra un passaggio e l’altro, sotto l’occhio attento del perito del giudice, dei vari consulenti e dei legali delle parti. Scarpe da ginnastica, pantaloni neri e maglietta a manica lunga bianca. Questi gli indumenti indossati come da indicazioni da Dassilva, che nel braccio sinistro teneva una felpa, sempre bianca, come a simulare un sacchetto o un marsupio come quello che portava verosimilmente con sé l’assassino quella sera. Il senegalese ha rispettato ogni indicazione ricevuta: si è fermato, è ripartito e ha bloccato il passo quando si è trattato di salire il marciapiede che porta all’ingresso del civico 31. Ha trovato anche il modo di sorridere di tanto in tanto. In un paio di occasioni ha persino rivolto lo sguardo all’insù, verso il terrazzo del suo appartamento al terzo piano, dove c’era la moglie Valeria Bartolucci ad osservarlo.
La stessa identica procedura, mezzora più tardi, l’ha eseguita Neri, che sotto la spalla sinistra aveva un marsupio nero (come quello che indossa abitualmente) e appoggiata all’avambraccio sinistro una felpa identica a quella con cui ha sfilato Louis. Entrambi, poi, hanno ripetuto al buio della sera (in modo da ricreare le stesse condizioni di luce presenti all’epoca) il solito tragitto. Dalle 20 circa fino alle 21, sono passati prima uno e poi l’altro, sotto la cam3, con gli stessi vestiti indossati dall’ignoto: una t-shirt bianca con scritta sulla schiena, un copricapo (simile ad un cappuccio) e un paio di occhiali, oltre alla consueta felpa appoggiata all’avambraccio sinistro. Tre gli elementi chiave che verranno considerati dal perito del giudice e da quelli di parte: l’altezza (tra i due c’è una differenza di 10 centimetri), il movimento della spalla destra (quello di Dassilva è particolarmente accentuato all’indietro) e il colore della pelle. Le camminate di Dassilva e Neri verranno sovrapposte a quella dell’ignoto in un lavoro certosino che richiede il rispetto di rigidi e precisi parametri. Per i risultati definitivi ci vorranno all’incirca 30 giorni.