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Parlano gli addetti ai lavori

Turismo: quello che i numeri non dicono

di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 6 feb 2025 13:54 ~ ultimo agg. 14:57
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In provincia di Rimini nel 2024 le presenze turistiche (dato Istat) sono state oltre 15milioni con una crescita dell’1,9% sul 2023. Nel comune di Rimini quasi 7 milioni di pernottamenti pari al +2,7%. Numeri positivi, ma che da soli non sono in grado di leggere lo stato di salute del settore turistico riminese. Lo hanno spiegato alcuni addetti ai lavori nella puntata di Fuori dall’Aula su Icaro Tv. “Quando parliamo di presenze, parliamo del nulla – dice Mauro Santinato, presidente di Teamwork Hospitality perché le presenze non si portano in banca. Noi oggi vendiamo prodotti a bassissimo valore aggiunto che non permettono alle aziende di lavorare.” “Molti albergatori che oggi gestiscono i propri alberghi – aggiunge – si stanno mantenendo un posto di lavoro. Ma, probabilmente, se andassero a lavorare in altri hotel guadagnerebbero di più“. Sulla stessa linea il presidente regionale di Federalberghi Alessandro Giorgetti: “è un più che non è sufficiente perchè non consente marginalità e questo è un grande problema. Fa solo muovere il sistema“. “Il nostro modello di massa è finito 30 anni fa – aggiunge l’albergatore viserbese Gabriele Bernardi: nel 1988 avevamo 1500 alberghi e ora ne sono rimasti 800 e mi piacerebbe sapere quanti di questi hanno sostenibilità economica“. I tre sono d’accordo sulla necessità di avviare un confronto su larga scala con istituzioni e categorie per affrontare di petto il problema. Fondamentale anche trovare una soluzione a quei buchi neri che sono diventati i tanti hotel fuori mercato, chiusi e degradati che sviliscono anche le attività limitrofe aperte. Ma i vincoli burocratici e urbanistici spesso non aiutano a trovare soluzioni. “Se un imprenditore – spiega Santinato – volesse comprare una pensione chiusa da 30 anni per farci un parcheggio a raso, non può farlo” e aggiunge che “ci sono a Rimini decine di alberghi chiusi che non possono essere venduti perché hanno difformità catastali o abusi edilizi che prima vanno sanate anche se poi l’acquirente lo vuole buttare giù” e così “siamo costretti a tenerci dei ‘cadaveri’ chiusi“.

Fuori dall’Aula 24/25. Turismo, quello che i numeri dicono (e non dicono)