Indietro
menu
una riflessione

Debito pubblico: un "mostro" da 3.000 miliardi

In foto: @newsrimini
@newsrimini
di Carlo Alberto Pari   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 9 feb 2025 07:19 ~ ultimo agg. 6 feb 13:31
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

L’editoriale della domenica.

Abbiamo traguardato 3.000 miliardi di debiti, circa 50.000 euro per ogni italiano, neonati e centenari compresi. Con estremo sarcasmo, evidenzio che a differenza dei risparmi, dove le diseguaglianze sono enormi, il debito è uguale per tutti! La domanda da porsi è banale: come è stato possibile? La risposta la lascio al lettore, proponendo dei pensieri sui quali riflettere. Quanti anni di decisioni discutibili finalizzate al consenso sono stati necessari? Quanti finanziamenti a pioggia sono stati elargiti? Quanti costosissimi “bonus”? Quante persone vivono di politica e con quali costi (persino aumentati da un recente Governo tecnico) rispetto agli altri Paesi assimilabili al nostro? Quanti anni di vita al di sopra delle nostre possibilità abbiamo vissuto? Quante dichiarazioni sul debito buono, che non è mai tale se non è sostenibile?
Oggi, il “Mostro” appare inarrestabile, ed inesorabilmente inculca paura ed ipoteca il futuro. Solo per mantenerlo, servono cifre abnormi, mediamente non lontanissime dai 100 miliardi annui. Il “debito buono” che non appare tale, di fatto, preclude la possibilità di adeguare i finanziamenti alla sanità, sempre più in affanno; all’istruzione ed alla ricerca; alle università, dove lo Stato in alcuni casi abdica ai privati, che a volte si arricchiscono; o alla sicurezza, dove sono evidenti le necessità finalizzate alla lotta al crimine ed al contenimento del degrado, nei troppi luoghi a rischio delle città e delle periferie; o nella Difesa, ove servirebbero migliaia di uomini e mezzi moderni, per garantire maggiore credibilità internazionale; per non parlare della previdenza, con il sistema a ripartizione, dove usiamo i soldi versati dai lavoratori per pagare le pensioni, ma con il calo demografico in atto, è palese il rischio per il futuro. Per affrontare questi problemi, servirebbero risorse che un Paese così indebitato non appare in grado di permettersi, cosicché, tutto è destinato ad aggravarsi. Aggiungo, se rapportiamo il debito indicato a novembre 2024, a quello del 31 dicembre 2023, in quasi un anno, risulterebbe aumentato di poco meno di 140 miliardi, ergo, in 365 giorni, il nostro indebitamento si è implementato di una cifra abnorme, alla quale dovremmo aggiungere il PNRR, in maggioranza ulteriori debiti, per i quali in tanti appaiono felici! Esiste una soluzione drastica: tagliare le spese. Dai finanziamenti ai bonus, dai privilegi delle caste alle opere non necessarie, dai costi della politica a tutto ciò che non è indispensabile per la vita dei cittadini. Per farlo, servirebbe un coraggio indomito, fino al sacrificio, perché inevitabilmente, si innescherebbero contrasti che minerebbero in modo sostanziale il consenso ed, in onestà, nessuno appare nato per immolarsi. Eppure, per il bene del Paese, politica ed organi di rappresentanza dovrebbero cooperare insieme, cercando risorse da versare nel salvadanaio dello Stato, per ridurre i debiti, sburocratizzare e garantire un futuro alle generazioni che verranno, alle quali invece, forse, lo abbiamo scippato con cosciente destrezza.

CARLO ALBERTO PARI