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convegno al centro sgr

Giovanni Impastato: le idee contro la mafia di Peppino continuano a camminare

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 12 gen 2025 10:13
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 “La mafia è qualcosa che colpisce tutti noi, non soltanto una regione, soltanto una persona o delle persone“. Con queste parole Giovanni Impastato ha aperto il convegno “Resistere a Mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato“, svoltosi venerdì al Centro Sgr. Lo ha fatto con un forte richiamo alla memoria, quella legata al fratello Peppino, e il suo impegno contro la mafia continua indefesso, perché “le idee di mio fratello continuano a camminare”. L’appuntamento, organizzato dall’International Diplomatic Alliance (Ida) in collaborazione con gli Amici della Tavola Rotonda, ha visto alternarsi anche gli interventi del senatore Giorgio Salvitti, membro della Commissione antimafia, di Daniele Paci, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rimini, di Paolo Bragagna, ambasciatore Ida, e di Francesco Bragagni assessore alla Legalità del Comune di Rimini. A moderare il dibattito il giornalista Rai, Marco Lollobrigida.

I morti per mafia e per mano della mafia sono 1.013.500 o poco più“, ha sottolineato Impastato, e il “cantiere della memoria” è l’unico modo per mantenere viva la lotta.

Per Bragagna: “l’importanza di eventi come questo è essenziale per sensibilizzare la società civile alla lotta contro la mafia e per promuovere la cultura della legalità”.
Nel suo racconto Giovanni Impastato ha ricordato come la morte di suo fratello abbia segnato la sua e la vita della sua famiglia in modo irreversibile. Peppino, ucciso nel 1978, aveva deciso di opporsi alla mafia in maniera radicale e di lottare per una Sicilia libera dalla criminalità. Dopo l’assassinio “non ci siamo mai sentiti soli – ha affermato -. Però ci siamo trovati sempre in una situazione difficile, in un contesto dominato dalla cultura mafiosa. La mafia è un problema culturale, un problema sociale. Non è solo esclusivamente un problema di ordine pubblico“.
La mancanza di denuncia e la paura sono ancora ostacoli enormi nella lotta contro la criminalità mafiosa, ma anche l’educazione delle nuove generazioni gioca un ruolo fondamentale. “Se questa è mafia, io per tutta la vita mi batterò contro”, ha concluso, ricordando la battaglia che Peppino aveva intrapreso, non solo contro la criminalità organizzatata, ma contro l’omertà che la alimenta.
Il dibattito ha poi toccato il tema della mafia di oggi. Giorgio Salvitti, senatore e membro della Commissione Antimafia, ha parlato della difficoltà di sconfiggerla, nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni. “Cosa nostra sicuramente è ancora forte in Sicilia e in tante parti del territorio italiano, ma questa struttura non c’è più. Questo è un grande motivo di speranza“, ha detto Salvitti, sottolineando l’importanza della cooperazione tra le forze dell’ordine, la magistratura e la società civile. “Non si deve indietreggiare mai di un millimetro rispetto la mafia, un millimetro guadagnato dallo Stato è un metro in più  per ogni cittadino” ha concluso facendo riferimento al recente arresto di Matteo Messina Denaro.
L’incontro ha visto anche il coinvolgimento del sostituto procuratore Paci sull’evoluzione del sistema mafioso: “La mafia non vuole mai sostituirsi allo Stato. La mafia vuole inserire il proprio interesse nel tessuto dello Stato“. Contrastare ogni forma di infiltrazione mafiosa nell’economia e nelle istituzioni, è necessario, nella misura in cui “si tratta di un fenomeno che, purtroppo, è ancora ben radicato in molte parti del paese”.
La lotta alla mafia – ha concluso Impastato – non è mai finita. Solo con la memoria e la resistenza possiamo davvero sperare in un cambiamento“.