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di Marina Andruccioli

Un'estate di Claire Keegan. La recensione della nostra "fanatica di libri"

In foto: @Marina Andruccioli
@Marina Andruccioli
di Ospite   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 12 gen 2025 10:24 ~ ultimo agg. 10 gen 14:36
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Dopo il primo apprezzato articolo (vedi notizia) tornano le recensioni di Marina Andruccioli*, come lei si definisce “fanatica di libri”. Questa domenica Marina porta i nostri lettori a scoprire “Un’estate” di Claire Keegan.

Un sabato mattina mi sono regalata un po’ di tempo per me, sono andata in biblioteca ed ho guardato il film Perfect days di Wim Wenders: minuti splendidi. In questo film facciamo la conoscenza del protagonista, che ogni giorno si dedica alle pulizie delle toilet di un quartiere di Tokyo con la stessa delicata dedizione con cui tratta le persone, innaffia le sue piante e fotografa la luce che filtra tra le foglie degli alberi e che in Giappone ha un termine ben preciso per riconoscerne il valore: komorebi.
In effetti non molti di noi impiegano il proprio tempo libero ad osservare gli alberi, ma se lo facessimo è probabile che osserveremo il tronco, la chioma e le foglie che la compongono, dovremmo invece allenarci a notare come la luce gioca con le foglie e quali bellissimi riflessi riesce a creare.
Un’estate è un libricino di appena 73 pagine, eppure ha un Komorebi abbagliante: non stiamo guardando le foglie di un albero e la luce che lo attraversa ma leggiamo dell’estate che una bambina si appresta a vivere e dei riflessi che la luce dell’amore riesce a creare. Del delicato ma fondamentale passaggio tra vivere ed esistere.
Claire Keegan pare proprio osservare il Komorebi, quel chiaroscuro che filtra tra le vite delle persone, e in questo suo libro vuole insegnarci, allenarci, indicarci cosa osservare, andando oltre i meri fatti che si susseguono in questa storia delicata e ornata di un merletto quasi invisibile, tanto è intessuto di luce.
E’ la storia di come una bambina proveniente da una famiglia numerosa e indigente, durante l’estate che trascorrerà presso una coppia che ha perso un figlio, scoprirà cosa significa essere semplicemente amata.
La bellezza e l’umiltà dei piccoli gesti, l’attenzione al susseguirsi di giornate piene di tanto nell’attesa e nella paura che l’incanto si rompa. E così i giorni passano. Continuo ad aspettare che succeda qualcosa, che questa sensazione di benessere finisca: di svegliarmi nel letto bagnato, di fare qualche errore madornale, qualche grossa gaffe, e invece i giorni si susseguono uno dopo l’altro più o meno allo stesso modo.
Quante giornate si susseguono nella nostra vita, tutte all’apparenza uguali? Eppure a chi sa ben vedere, ogni giorno l’attenzione e il riconoscere aggiungono un ricamo alla nostra vita, e la sua trama non sarà mai più la stessa: Hai visto, ci sono tre luci adesso, prima ce n’erano solo due. Guardo il mare in lontananza. Le due luci baluginano come prima, ma in mezzo ne brilla un’altra, fissa. La vedi? dice lui. Si, dico io, eccola là. Ed è allora che lui mi prende tra le braccia e mi solleva come se fossi sua. Da questo libro pluripremiato è anche stato tratto il film dal titolo A quiet Girls: sono pagine intrise di quel bello che solo la tenerezza, l’attenzione all’altro e l’amore sanno dare forma, e di cui tutti, tutti abbiamo così tanto bisogno in questi tempi folli che stiamo nostro malgrado vivendo.

E che lo ammettiamo oppure no, tutti vorremmo passare un’estate così.

*Marina Andruccioli risiede in provincia di Rimini dove, da Agraria, si è occupata del verde pubblico, ora è impiegata. Affascinata dall’animo umano quanto dalla Natura e dall’ambiente che ci circonda, esamina questi due ambiti come se fossero uno solo: nel suo modo di pensare interno ed esterno stessa cosa sono. Continua quindi ad approfondire queste due passioni: la Natura ed il mondo esterno e la natura umana ed il mondo interno. Fanatica di libri sin da piccola è anche fotografa appassionata.

Scrive recensioni sul sito www.bookavenue.it