Il Vescovo in consiglio comunale: si è parlato di pace
Nel corso del Consiglio comunale di martedì è arrivata l’approvazione del bilancio di previsione 2025-2027 di Rimini Holding (19 voti favorevoli, 9 contrari e 1 astensione) e del documento unitario 2024 composto dalla relazione sull’attuazione del piano di razionalizzazione periodica 2023 delle partecipazioni societarie direttamente o indirettamente possedute dal Comune, nonché dalla ricognizione 2024 di queste (19 favorevoli, 6 contrari e 1 astenuto). Contestualmente, tra i diversi punti dell’ordine del giorno, sono stati approvati la ricognizione e riqualificazione dei principali servizi esistenti nel Comune (18 voti favorevoli, 7 contrari e un astenuto) e il procedimento unico in variante alla pianificazione vigente tra via Massarini e via Sacramora (17 voti favorevoli, 7 contrari e una astensione). E’ stata invece respinta la mozione relativa al nuovo mercato ittico (18 contrari, 3 favorevoli e 5 astenuti)
Inoltre, un ampio spazio del consiglio è stato dedicato al tema della pace per la sua universalità e urgenza legata al contesto internazionale odierno. Questo momento collettivo (che sarà trasmesso alle 23.30 su Icaro TV) è stato l’occasione per rilanciare un appello globale da Rimini per la promozione e la valorizzazione della cultura della pace e della cooperazione internazionale quali valori fondamentali e imprescindibili. A prendere la parola, il Vescovo Monsignor Nicolò Anselmi. il Sindaco Jamil Sadegholvaad e i referenti della Rete Pace Rimini che hanno condotto una riflessione pubblica per il cessare il fuoco, insieme anche alle insegnanti di due classi quarte delle scuole Ferrari e la dirigente scolastica. In particolare, durante la mattinata, le alunne e gli alunni della scuola avevano allestito e illuminato l’aula consiliare con decorazioni e simboli ispirati al concetto di fratellanza.
Il primo cittadino, nel suo intervento, è partito da un episodio emblematico proprio della mattinata: un bambino che gli ha chiesto come si fa a fare la pace. “La prima condizione per fare la pace è volerlo”, ha risposto il sindaco, sottolineando l’importanza anche dei gesti quotidiani e delle relazioni personali per costruire una cultura della non violenza e del rispetto reciproco. “Cosa può fare un Comune d’Italia, cosa può fare Rimini affinché ‘si faccia pace’? Non è un compito troppo grande per una città di 150mila abitanti visto che la popolazione mondiale arriva a 8 miliardi di persone? L’intensità del volere la pace non è proporzionale alla grandezza dei conflitti. Se si vuole davvero la pace la voglia non cambia sia che questo avvenga in famiglia o tra due Stati”. E per questo: “Un Comune può favorire il diffondersi di una cultura condivisa della pace innanzitutto dimostrando con i fatti di credere nel libero confronto, nella democrazia, in quell’altruismo disinteressato che possiamo anche chiamare fratellanza, nel rifiuto di qualsiasi forma di violenza – ha detto il sindaco –. Ad esempio, con l’iniziativa di questa sera e con le altre costruite insieme alla Rete Pace Rimini teniamo accesa la fiamma della tolleranza e del ripudio di ogni guerra. Una città può immaginare il proprio sviluppo intorno a un’idea di piazza aperta, di agorà, in cui l’integrazione si fa forma quotidiana di fratellanza nell’ambito della scuola. A Rimini abbiamo investito buona parte delle risorse economiche provenienti dal PNRR sulla costruzione di nuove scuole e la riqualificazione di quelle esistenti. Crediamo che nell’ambito pedagogico e educativo, che è un ambito che necessita della massima collaborazione del primo nucleo educativo che è la famiglia, possano essere valorizzate quelle sensibilità e quella relazioni tra il sé e l’altro che si chiamano amicizia, rispetto, tolleranza, empatia. Ed è proprio da una scuola dentro a una città che investe sulla scuola che possono poi diffondersi riflessioni positive e soprattutto domande. Una su tutte: come si fa a fare la pace? Basta volerlo”.