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l'appello della coppia

Neonato morto dopo il parto in casa, i genitori: "Il giudice riapra il caso"

In foto: l'avvocato Venturi a colloquio con i genitori di Alessandro
l'avvocato Venturi a colloquio con i genitori di Alessandro
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 25 nov 2024 17:24
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“Chiediamo al giudice di non archiviare il caso sulla morte di nostro figlio affinché le due ostetriche indagate non continuino a lavorare in questo modo”. E’ l’appello lanciato dai genitori di Alessandro, il bimbo venuto alla luce morto all’ospedale Infermi di Rimini il 5 novembre 2022, dopo un travagliato parto in casa che ha visto due ostetriche di 46 e 28 anni, professioniste private specializzate nel far nascere i bambini in casa, indagate per omicidio colposo. Nei loro confronti la Procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione sulla base di una corposa perizia che ha accertato la mancanza del nesso di causalità tra la condotta delle due professioniste e il decesso del neonato, pur evidenziando alcuni errori professionali.

Errori che secondo i genitori di Alessandro, Federica Semprini Pironi, 34 anni, e Marco Pirini, 41, hanno influito in maniera decisiva sulla morte del loro figlio: “Restiamo convinti che se avessero agito diversamente Alessandro sarebbe qui con noi”, dice la coppia che non intende arrendersi. “Le due ostetriche hanno violato pesantemente le linee guida, quando mio marito insisteva per andare in ospedale, loro continuavano a ripetermi che non c’era bisogno, che ero io che non ero pronta a far nascere Alessandro… Sono arrivate a dirmi: ‘Cosa diranno le ostetriche ospedaliere di noi, se partorisci in ospedale?'”, racconta la 34enne.

Per l’avvocato della coppia, Piero Venturi, è mancata la diagnosi di prolungamento patologico della prima e della seconda fase del parto, oltre al trasferimento in ospedale per la somministrazione di ossitocina. Non solo, perché le due ostetriche avrebbero dovuto somministrare una terapia antibiotica dopo 18 ore dalla rottura delle acque e, successivamente, avrebbero dovuto trasportare la paziente in ospedale all’esatto momento di 24 ore dalla Prom. Infine, sostiene il legale, “avrebbero dovuto chiamare il 118 per trasportare la paziente in ospedale, così da permettere la rilevazione dei parametri materno-fetali, anziché consentire il suo trasferimento con l’auto privata”.

L’ultima parola spetterà al gup di Rimini, Vinicio Cantarini, ed è a lui che Marco e Federica si rivolgono: Alessandro, purtroppo, non ce lo restituirà mai nessuno, ma vogliamo che questa tragedia non sia stata vana. Altre mamme ci hanno contattati nel corso dell’ultimo anno e mezzo per raccontarci di esperienze negative, per fortuna conclusesi in maniera non tragica, avute con le due ostetriche. Per questo vogliamo sia fatta luce sul loro operato”.