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sapeva dell'omicidio?

Delitto Pierina, il Riesame getta nuove ombre su Manuela Bianchi

In foto: I fratelli Bianchi, Manuela e Loris (foto Migliorini)
I fratelli Bianchi, Manuela e Loris (foto Migliorini)
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
dom 27 ott 2024 11:00 ~ ultimo agg. 26 ott 19:55
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La premessa doverosa è che Manuela Bianchi non risulta indagata dalla Procura di Rimini. Ma i giudici del Riesame, nelle 31 pagine di motivazioni con le quali blindano la tesi accusatoria nei confronti dell’ex amante Louis Dassilva, hanno ipotizzato un concorso morale della donna nell’omicidio della suocera. Lo fanno prendendo spunto dai rilievi della difesa, che – scrivono i giudici – “porterebbero a suggerire che Manuela possa essere stata a conoscenza del delitto”. I difensori di Dassilva, Riario Fabbri e Andrea Guidi, nel ricorso presentato al Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Rimini, Vinicio Cantarini, avevano evidenziato le “stranezze di Manuela”, tra cui quegli 11 minuti intercorsi tra la chiusura della basculante del suo box auto e la telefonata di richiesta di soccorsi al 118.

I giudici bolognesi, in particolare, hanno ipotizzato che la donna, la mattina del 4 ottobre, al momento del suo arrivo in garage dopo aver accompagnato la figlia a scuola, possa essere stata avvertita della presenza di un cadavere da chi aveva commesso il delitto. “Il che – si legge nelle motivazioni – sarebbe potuto avvenire anche da parte di Louis, che quella mattina era a casa per l’incidente in moto del 2 ottobre e che, già in passato, in occasione del corteggiamento alla donna, si era fatto trovare negli spazi condominiali”. Dassilva, quindi, avrebbe potuto far segno alla Bianchi di non urlare. Solo delle ipotesi, appunto, che la Procura di Rimini e la Squadra Mobile, però, potrebbero decidere di approfondire più di quanto non abbiano già fatto all’epoca.