Lavoratori immigrati: nel riminese il reddito più basso. 65 milioni di gettito Irpef
Il 16 ottobre la Fondazione Leone Moressa presenterà al Viminale e alla Camera il Rapporto annuale 2024 sull’economia dell’Immigrazione. I dati nazionali evidenziano come siano 5,1 milioni gli stranieri residenti nel 2023 in Italia (8,7% della popolazione totale) con una età media, 35,7 anni, decisamente più bassa di quella degli italiani, 46,9 anni. Inoltre tra gli stranieri si contano 10,4 nati ogni mille abitanti e 1,9 morti; tra gli italiani, 6,3 nati e 13,1 morti per mille abitanti. Significativo anche il numero di stranieri “naturalizzati”: 213 mila nel 2023, per un totale di 1,5 milioni negli ultimi 10 anni. Per quanto riguarda il lavoro, il tasso di occupazione 2023 torna ai livelli pre-Covid (61,6%) con 2,4 milioni di occupati stranieri (10,1% del totale). I lavoratori immigrati producono 164,2 miliardi di Valore Aggiunto, dando un contributo al PIL pari all’8,8%, con picchi superiori al 15% in Agricoltura e Costruzioni. I contribuenti immigrati in Italia sono 4,6 milioni (11,0% del totale) e nel 2023 hanno dichiarato redditi per 72,5 miliardi di euro e versato 10,1 miliardi di Irpef. Rimane però alto il differenziale di reddito pro-capite tra italiani e immigrati (oltre 8 mila euro annui di differenza)
La Fondazione analizza poi anche i dati regione per regione e provincia per provincia. Questi sono quelli della provincia di Rimini.
Nel riminese emerge che su 338.934 residenti totali, gli stranieri sono 36.932 vale a dire il 10,9% della popolazione. Si tratta della percentuale più bassa (Ferrara a parte) di tutta l’Emilia Romagna dove mediamente i cittadini stranieri rappresentano il 12,5% con picchi che sfiorano il 15% a Piacenza e Parma. Nel resto della Romagna, Forlì Cesena è all’11,3% e Ravenna al 12,1. Rimini spicca però per la percentuale femminile: le donne straniere sono il 55,6% del totale dei residenti esteri, dato più elevato dell’Emilia Romagna dove la media è 51,9%.
In provincia i contribuenti nati all’estero sono invece 41.477 con un’incidenza del 15,6% sul totale, superiore alla media regionale (14,8%). Solo Piacenza e Parma superano Rimini. Forlì-Cesena si ferma al 14,6% mentre Ravenna al 15,4. Nota dolente il reddito medio: gli immigrati in provincia hanno infatti le entrate più basse dell’Emilia Romagna, 14.120 euro rispetto ad una media regionale di 17.030. Ma il dato riflette i bassi redditi degli stessi riminesi che si trovano sempre in coda alle graduatorie. Il gap tra reddito degli italiani e degli stranieri risulta infatti il più contenuto della Regione: 9.120 euro a Rimini rispetto ad una media regionale di 10.370 euro. L’Irpef media versata dagli immigrati è invece di 2.430 euro, rispetto ai 2.920 regionali, con un gettito totale in provincia di 65 milioni.
Alla voce imprenditori nati all’estero, la provincia riminese ne conta 6.613 (5° posto in Regione). Rappresentano il 12% dell’imprenditoria locale. In 10 anni il loro numero è aumentato del 22,8% (leggermente al di sotto della media dell’Emilia Romagna, +27,3) mentre nello stesso periodo gli imprenditori italiani sono diminuiti dell’8,6% a Rimini rispetto ad un dato regionale del -12,2%.
La nota stampa
Contributo demografico positivo. 5,1 milioni di stranieri residenti nel 2023 in Italia (8,7% della popolazione totale). La presenza straniera è mediamente più giovane (35,7 anni stranieri / 46,9 anni italiani) e offre un contributo positivo nel contrastare l’inverno demografico in corso: tra gli stranieri vi sono 10,4 nati ogni mille abitanti e 1,9 morti; tra gli italiani, 6,3 nati e 13,1 morti per mille abitanti.
Significativo anche il numero di stranieri “naturalizzati” italiani: 213 mila nel 2023, per un totale di 1,5 milioni negli ultimi 10 anni.
Mercato del lavoro. Il tasso di occupazione degli stranieri nel 2023 torna ai livelli pre-Covid (61,6%). Gli occupati stranieri sono 2,4 milioni (10,1% del totale). Tra il personale qualificato gli stranieri salgono al 29,2%, mentre tra le professioni qualificate e tecniche sono appena il 2,5%, segno di una forte segmentazione del mercato del lavoro.
I lavoratori immigrati producono 164,2 miliardi di Valore Aggiunto, dando un contributo al PIL pari all’8,8%, con picchi superiori al 15% in Agricoltura e Costruzioni.
Fabbisogno di manodopera. Secondo le previsioni Unioncamere – Excelsior, nel quinquennio 2024-2028 le imprese italiane avranno bisogno di 3 milioni di nuovi occupati (esclusa P.A.), di cui 640 mila immigrati (21,3%). Il fabbisogno di manodopera in Italia dipenderà per l’80% dal ricambio legato ai pensionamenti e solo per il 20% alla crescita economica. Nelle regioni del Centro-Nord la percentuale di immigrati sul fabbisogno totale supera il 25%, con punte del 31% in Toscana e Trentino Alto Adige.
Continua espansione degli imprenditori immigrati. In continuo aumento gli imprenditori immigrati, che nel 2023 sono 776 mila (10,4% del totale). In dieci anni (2013-23), gli immigrati sono cresciuti (+27,3%) mentre gli italiani sono diminuiti (-6,4%). Incidenza più alta al Centro-Nord e nei settori di Costruzioni, Commercio e Ristorazione.
Il sostegno ai Paesi d’origine. Nel 2023 gli immigrati in Italia hanno inviato 8,2 miliardi di euro a sostegno delle famiglie nei Paesi d’origine. Considerando le rimesse “informali” (es. consegne a mano o regali), il volume complessivo potrebbe arrivare a 12 miliardi. Rapportando questo dato alla popolazione straniera residente, mediamente ciascun immigrato ha inviato in patria 133 euro al mese. Valori che aumentano tra i cittadini del Bangladesh (558 euro mensili) e del Pakistan (393 euro mensili).
Impatto fiscale positivo. I contribuenti immigrati in Italia sono 4,6 milioni (11,0% del totale) e nel 2023 hanno dichiarato redditi per 72,5 miliardi di euro e versato 10,1 miliardi di Irpef. Rimane alto il differenziale di reddito pro-capite tra italiani e immigrati (oltre 8 mila euro annui di differenza), conseguenza diretta della struttura occupazionale.
Confrontando le entrate per lo Stato (gettito fiscale e contributivo) con la spesa pubblica per i servizi di welfare, il saldo per la componente immigrata è positivo (+1,2 miliardi di euro): gli immigrati, prevalentemente in età lavorativa, hanno infatti un basso impatto sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni.