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la rabbia dei residenti

"Rumori molesti e puzza nauseabonda", esposto in Procura contro l'impianto di depurazione

In foto: i silos in piazzale Decio Mercanti a Rimini
i silos in piazzale Decio Mercanti a Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 3 ago 2024 16:29 ~ ultimo agg. 4 ago 13:17
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“Da quando l’impianto è entrato a pieno regime, qui non si vive più. Siamo costretti a sopportare un continuo rumore, ma soprattutto una puzza nauseabonda che ci costringe a non poter neppure aprire le finestre o ad uscire in giardino”. E’ per questo che una cinquantina di residenti tra via Roma e il parco Cervi di Rimini si sono rivolti agli avvocati Maria Rivieccio e Luca Montebelli, per presentare un esposto querela di circa 300 pagine alla Procura di Rimini, depositato il 15 novembre del 2023. “Si intende segnalare l’insostenibile disagio che coinvolge noi ed anche tutti gli altri cittadini che risiedono o transitano ogni giorno nei pressi dell’impianto di sollevamento delle acque reflue sito a Rimini, in piazzale Decio Mercanti”, scrivono come premessa alla Procura. Per dare ancora più forza alla loro iniziativa, hanno costituito il comitato ‘Piazzale Decio Mercanti: basta puzza e rumore’. “Si chiede che questa Autorità Giudiziaria – spiegano – intervenga a tutela degli interessi dei cittadini che, nel corso del tempo, pur denunciando la situazione di intollerabile disagio ai soggetti preposti, non hanno ottenuto alcun riscontro”.  

Il comitato, presieduto da uno dei cittadini residenti, Roberto Sammaritani, ha inviato più volte mail all’Urp del Comune di Rimini, al sindaco, all’Hera e persino all’Ausl Romagna per segnalare odori di liquami e rumori molesti, già dalle 4 del mattino, provenienti dai grossi silos esterni e dalla centralina dell’impianto di depurazione situato proprio in piazzale Decio Mercanti. I primi disagi per i residenti erano iniziati nel 2018 con l’avvio del lavori per il piano di salvaguardia della balneazione ottimizzato. Ma la situazione – a loro dire – è degenerata nel 2023 quando l’impianto, che convoglia le ‘acque nere’, è entrato a pieno regime: “Ormai da un anno siamo costretti a vivere sigillati in casa”.

I residenti della zona hanno pensato addirittura di coinvolgere la cittadinanza facendo compilare ai passanti un questionario sul rumore e sugli odori percepiti, i cui risultati sosterrebbero la loro tesi. Due le integrazioni alla querela inizialmente proposta: la prima datata 20 febbraio 2024, nella quale il comitato denunciava (con tanto di foto) la presenza di grossi ratti, che entrano ed escono indisturbati da alcune tubature di scarico non protette, nei giardini delle case adiacenti all’impianto; la seconda datata 30 maggio 2024, in cui si segnalava un dissesto geologico all’interno di un’abitazione della zona. In pratica i proprietari si erano visti sprofondare di qualche centimetro il giardino. Un cedimento imputabile – sempre secondo il comitato – agli scavi per l’impianto. Nonostante siano passati dieci mesi da quando è stato depositato in Procura, il fascicolo risulta ancora iscritto come modello 44, ossia a carico di ignoti. Due i reati ipotizzati dai legali del comitato: “disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone” e “getto pericoloso di cose”.