I tentacoli della malavita sulla Riviera, imputati condannati per oltre 50 anni
Dalla Romagna fino alla Campania, una rete in grado di legare la malavita riminese a personaggi in odore di camorra. A fare luce su affari sporchi, riciclaggio, truffe ed estorsioni ad imprenditori onesti, finiti in difficoltà, erano stati nel marzo del 2016 i carabinieri del Nucleo investigativo di Rimini, coordinati dalla Dda di Bologna, attraverso l’operazione “Idra”. All’epoca venne seguita una serie di arresti e denunce per reati contestati a vario titolo, che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata all’estorsione all’esercizio abusivo del credito, dalla bancarotta fraudolenta alla fittizia intestazione di beni, fino al trasferimento fraudolento di valori.
A 8 anni dal termine dell’inchiesta, il tribunale collegiale di Rimini, presieduto dalla giudice Fiorella Casadei, ha emesso sentenze di condanna in primo grado per un totale di oltre 50 anni nei confronti dei dieci imputati. Tra loro spicca la figura di Pio Rosario De Sisto, detto “zio Pio”, 64enne campano da tempo trapiantato in Riviera, difeso dall’avvocato Piero Venturi. I giudici lo hanno condannato complessivamente a 19 anni e 2 mesi di reclusione. Scontato il ricorso in Appello per lui come per gli altri imputati, che sono: Nicola Borghetti condannato a 4 anni; Eugenio Conocchia a 2 anni e 3 mesi; Renato Schetter a 5 anni e 9 mesi; Francesco Enrico Pasquini a 5 anni e 4 mesi; Franco Pozzi a 1 anno e 9 mesi; Antonio Orlando a 3 anni e 10 mesi; Antonio Nuvoletta a 3 anni e 10 mesi; Pasquale Nuvoletta a 5 anni e 10 mesi; Pasqualino Caccavalle a 3 anni e 10 mesi. Le difese – tra cui compaiono tra gli altri gli avvocati Giuliano Renzi, Filippo Cocco, Nicola Massini e Maurizio Valloni – puntano a ridurre le condanne davanti ai giudici bolognesi.
Secondo gli inquirenti, sarebbe stato proprio ‘zio Pio’ il capo carismatico e la mente che avrebbe mosso i fili del sistema illecito. Nell’aprile del 2013, gli investigatori dell’Arma avrebbero documentato un incontro di De Sisto con Antonio e Pasquale Nuvoletta, imparentati all’omonimo clan camorristico operante nel territorio di Marano. Il 64enne – che nel settembre del 2021 era sfuggito per miracolo ad un agguato a Borghi, fuori dalla sua abitazione, dove erano stati esplosi tre colpi di arma da fuoco – dal canto suo ha sempre respinto con forza qualsiasi collegamento con la criminalità organizzata, definendosi al massimo un truffatore. A finire nel mirino dei carabinieri era stata la società “Odierna distribuzione srl”, fittiziamente intestata a prestanome, attraverso la quale venivano acquistati macchinari industriali e generi alimentari con assegni post datati, tratti da conti correnti privi di copertura. La merce consegnata veniva poi spostata su altri magazzini e destinata a supermercati compiacenti nelle zone di Marano e San Giovanni a Teduccio a Napoli.