SI FEST 2018 all'insegna del rinnovamento
Cambia volto il SI FEST di Savignano per la sua 27esima edizione, dal 14 al 30 settembre. Nuova direzione artistica e rinnovamento nel panorama dei festival in Italia, entrando nel vivo del Sistema Festival Italia, la rete di valorizzazione dei festival di fotografia in Italia, promossa dal MiBACT . “On Being Now” è il titolo dell’appuntamento di quest’anno, che cambia volto. Mostre, eventi, letture portfolio e premi fotografici si inseriranno fra le iniziative dell’Anno europeo patrimonio culturale 2018. Il festival è promosso come ogni anno dal Comune di Savignano sul Rubicone, Assessorato alla cultura, e organizzato dall’Associazione Savignano Immagini.
Forte sarà quest’anno l’obiettivo di favorire l’incontro delle nuove leve con il mondo professionale della fotografia. La nuova direzione artistica sarà formata da tre professionisti e curatori del settore: Roberto Alfano, Laura De Marco e Christian Gattinoni.
La manifestazione coinvolge, come ogni anno, l’intero centro storico di Savignano sul Rubicone, a partire da piazza Borghesi, centro e fulcro del Festival, dove si svolgeranno le letture portfolio, fino a corso Vendemini su cui si affacciano i principali spazi espositivi come Palazzo Martuzzi, Vecchia Pescheria e Monte di Pietà, quest’ultimo diventerà uno spazio dedicati ai più giovani.
Anche la via Emilia è coinvolta nella zona del Consorzio di Bonifica, Montemaggi Desiger ed Euromobili Montemaggi, mentre al di là del Rubicone, all’interno dello storico Palazzo Don Baronio, ci sarà il circuito OFF del Festival.
GLI ARTISTI
Attenzione puntata su artisti di fama internazionale, che presenteranno lavori inediti, mai mostrati in Italia.
‘I Want Your Love’ è l’autobiografia visiva di Richard Renaldi, il racconto dei momenti più intimi di una vita apparentemente incantata. All’età di 10 anni Renaldi realizza il suo primo autoritratto, nel bagno della casa di famiglia nella periferia di Chicago, iniziando un lavoro di auto analisi attraverso la macchina fotografica che è andato avanti per tutta la vita. Partendo dagli anni 70 trascorsi nella natia Chicago, ‘I Want Your Love’, quinta monografia dell’autore pubblicata nel 2018, segue l’arco di tempo che va dall’infanzia alla mezza età, esplorando cosa significa essere giovani e in perpetua ricerca, trovare e perdere le cose che più profondamente vorremmo conservare.
Murray Ballard viaggia tra fantasia e tecnologia con ‘The Prospect of Immortality’ lavoro che prende il nome dal libro di Robert Ettinger che diede origine all’idea di ‘crionica’: il processo di congelamento di un corpo umano dopo la morte nella speranza che i progressi scientifici possano un giorno ripristinare la vita. La sua indagine fotografica, dal 2006 e il 2016, è un viaggio attraverso la comunità criogenica internazionale, dalla cittadina inglese di Peacehaven, vicino al mare; attraverso i laboratori high-tech dell’Arizona; alle strutture rudimentali di KrioRus, alla periferia di Mosca.
La serie di immagini che compongono il lavoro ‘Internat’ di Carolyn Drake sono state realizzate tra il 2014 e il 2016 in un orfanotrofio russo, ancora operativo, in cui vengono portati giovani con disabilità, soprattutto donne che diventano adulte all’interno delle sue mure in completo isolamento. Questo progetto, che è raccolto nell’omonimo libro, pubblicato nel 2017, ha dato vita a una vera e propria collaborazione con alcune delle giovani all’interno della struttura. Grazie alla spinta di Carolyn, infatti, le ragazze sono diventate a loro volta artiste e creatrici. La natura, gli oggetti della vita quotidiana e le stesse mura dell’orfanotrofio sono divenuti mezzi per esplorare questioni come il controllo sociale, l’identità individuale e collettiva, la libertà di immaginazione e la normalizzazione del comportamento femminile. Un lavoro estremamente toccante che nasce ancor prima dell’inizio degli scatti grazie alla sensibilità della fotografa nell’entrare nelle vite dei soggetti da lei ritratti.
L’autore belga Max Pinckers, nella sua opera, esplora le strategie di storytelling visivo nella fotografia documentaria e il rapporto tra estetica, immagini e soggetti. Come già in lavori precedenti, in ’Margins of Excess’, libro autoprodotto nel 2018, intreccia realtà e finzione per rivelare allo spettatore una visione più intricata del nostro mondo. L’autore ci propone sei storie incredibili di persone che hanno fatto scalpore sui media americani, tutte rigorosamente fake, al fine di sottolineare la natura soggettiva e fittizia delle categorie che usiamo per definire il mondo, mettendo in discussione anche i ‘modelli oggettivi’ dei media giornalistici.
Ina Lounguine è un artista ucraina, nata nel 1993 a Odessa, figlia più giovane in una famiglia di attivisti e intellettuali, cresciuta con grande curiosità e consapevolezza, portando avanti i suoi studi artistici alla Ukrainian Academy of Arts. Il suo lavoro vuole scatenare dibattiti su tematiche politiche e sociali mirando a incoraggiare il dialogo tramite metafore visive. Nel lavoro in mostra ‘The Price Of A Black Life In America’, si focalizza sul razzismo partendo dagli eventi di Ferguson e Baltimora. In mostra l’artista presenta anche il video ‘Chaos Disco’ in cui il ballo diventa esorcismo contro i drammi del mondo.
Il corpo di lavoro di Lucie Khahoutian, artista visuale armena di Erevan, aspira a creare un incontro tra la cultura visuale contemporanea occidentale e quella armena tradizionale. Le sue opere affrontano una vasta gamma di argomenti, pur essendo molto focalizzate su religione, spiritualità e questioni mistiche. In ‘With all this darkness round me i fell less alone’ il punto di partenza della serie era il rapporto tra isolamento e follia.
Piergiorgio Casotti ed Emanuele Brutti in ‘INDEX G – discontinuità tra sistemi spaziali umani adiacenti’, partono dall’indice di Gini, una misura statistica di disuguaglianza, per indagare il fenomeno della segregazione residenziale. Un lavoro, pubblicato nel 2018, svolto nelle periferie degli Stati Uniti in cui il fenomeno è in aumento e si manifesta oggi in macro aree geografiche. Entrambi gli autori usano la fotografia come mezzo di esplorazione del mondo che li circonda e delle relazioni tra l’ambiente, la società e loro stessi.
‘125’ di Paolo Ciriegia nasce dalla rielaborazione dell’esperienza dell’autore nel conflitto russo-ucraino del 2014, rievocazione del bagno di sangue di Piazza EuroMaidan a Kiev in cui centoventicinque persone morirono sotto il fuoco della polizia ucraina. L’opera è una installazione multimediale in cui ogni oggetto è reinterpretato e concettualizzato con lo scopo di rielaborare la memoria dell’incidente creando una sorta di antimonumento, critica implicita alla retorica delle commemorazioni ufficiali. L’autore, che da cinque anni focalizza la sua ricerca sulle ideologie politiche, l’alienazione e i mezzi di controllo di massa, seziona e rielabora i linguaggi e i loro simboli al fine di svelare le atrocità dietro la guerra e distruggere la falsa e arrogante patina creata dalla propaganda.
‘Azimuths of Celestial Bodies’ è un viaggio autobiografico che il giovane fotografo Francesco Levy racconta attraverso la storia della sua famiglia. Una reinterpretazione di ricordi tramandati che attraversa guerre e migrazioni ed arriva fino a noi sotto forma di diario per immagini.
Filippo Venturi, vincitore del Premio Portfolio Italia 2017, esporrà il pluri-pubblicato progetto ‘Korean Dream’ ultimo capitolo della sua ricerca nella penisola Nord Coreana attraverso le cui immagini si percepisce il controllo pervasivo che si respira a Pyongyang: dai parchi giochi agli imponenti teatri, dalle piscine alle sala biliardo, ogni cosa sembra congelata.
Andrea e Magda, vincitori del Premio Pesaresi 2017, sono una coppia di fotografi che lavora nell’area del Medio Oriente. Il lavoro che hanno svolto, grazie ai contributi del premio e che sarà in mostra a Savignano, è Rawabi: una serie di immagini che racconta l’omonima città palestinese progettata e realizzata in Cisgiordania dal miliardario palestinese-americano Bashar Masri.
Špela Volčič, vincitore del Premio SI FEST / Portfolio 17 ‘Lanfranco Colombo’ con il lavoro ‘Et Fiat Lux’, espone le sue tavole traendo ispirazione dallo stile pittorico della natura morta olandese, realizzando ritratti di una natura di plastica illuminata con una luce altrettanto artificiale ed elettrica. L’autore suggerisce una risposta possibile alle forme di consumo delle immagini, le fotografie di Volčič affermano la necessità di osservare con attenzione, di penetrare con sguardo analitico il soggetto della composizione.