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la tesi della difesa

Un mancato rumore è la prova che Dassilva non attendeva la Bianchi in garage

In foto: il garage di via del Ciclamino
il garage di via del Ciclamino
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 7 apr 2025 17:55 ~ ultimo agg. 8 apr 11:45
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Un mancato rumore sarebbe la prova che Louis Dassilva, la mattina del 4 ottobre 2023, giorno del ritrovamento del cadavere di Pierina Paganelli, non attendeva Manuela Bianchi nel garage di via del Ciclamino, come invece sostenuto dall’ex amante. E’ solo uno dei tanti elementi, contenuti nella memoria di 161 pagine depositata sabato scorso e ora all’attenzione del gip Vinicio Cantarini, messi in evidenza dai difensori del senegalese, gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, per dimostrare l’inattendibilità delle dichiarazioni della nuora di Pierina.

Il mancato rumore, nel caso di specie, sarebbe quello della porta tagliafuoco che si chiude. Stando alle indagini difensive, la Cam3 quella mattina non ha mai ripreso Dassilva scendere lungo la rampa esterna per raggiungere la zona box. Quindi, sostengono i suoi legali, il senegalese può essere passato solo dall’interno. Se così fosse, avrebbe dovuto aprire la porta tagliafuoco che però, essendo a molla, in fase di chiusura produce inevitabilmente un rumore. Anche ammesso e non concesso che il senegalese abbia forzato la chiusura accompagnando la porta, il meccanismo a molla avrebbe dovuto produrre ugualmente uno scatto finale e quindi un rumore compatibile con la chiusura, che invece nella consulenza di parte dell’accusa manca. Da dove è passato quindi Louis per incontrare Manuela quella mattina?, si domanda la difesa.

La Procura, dal canto suo, giustificherebbe la mancanza del rumore in questione con il fatto che proprio in quel frangente la Bianchi stesse rientrando in garage con la sua auto e il rumore della vettura avrebbe coperto quello della porta tagliafuoco che si richiudeva. “È invece ben individuabile – sostengono gli avvocati dei figli della Paganelli, Monica e Marco Lunedei – quando l’indagato apre la tagliafuoco per risalire e ciò collima perfettamente con quanto riferito da Manuela e con gli altri elementi cardine a disposizione nell’indagine”.

Per gli avvocati Fabbri e Guidi, inoltre, risultano molteplici incongruenze anche nella ricostruzione della Bianchi sui barattoli di cipolle, appartenenti a Pierina, andati in frantumi la sera del delitto e ritrovati dietro la porta tagliafuoco. La versione della donna cambierebbe sistematicamente a partire dalla telefonata al 112 fino ad arrivare al giorno dell’incidente probatorio. Un altro indizio – secondo la difesa – della scarsa attendibilità della donna.