Indietro
menu
oltre 8.200 aziende

Sempre più serrande di negozi abbassate. Anche se nel 2024 calo più contenuto

In foto: @newsrimini
@newsrimini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 17 apr 2025 15:56
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Ancora in contrazione il commercio riminese che da anni vede sempre più serrande chiuse. I dati elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna rilevano che in provincia di Rimini, al 31 dicembre 2024, c’erano 8.277 imprese commerciali, il 23,9% del totale (20,9% in regione e 24,7% in Italia). La numerosità, rispetto al 2023, risulta in diminuzione (‑1,1%) in maniera meno accentuata della variazione rilevata a livello regionale (‑2,2%) e nazionale (‑2,7%).

Nel corso del 2024 in provincia sono state registrate 363 iscrizioni a fronte di 545 cessazioni, per un saldo negativo di 182 unità. Rispetto al 2023, le iscrizioni sono aumentate del 9,7% mentre le cessazioni sono diminuite dell’1,3%. Il 63,4% sono imprese individuali, il 19,8% società di capitale e il 16,4% società di persone. Il commercio al dettaglio in particolare è caratterizzato da una prevalenza di imprese individuali (68,6%).

Il settore del Commercio nel suo complesso impiega il 17,5% del totale degli addetti, e le imprese attive della provincia assorbono il 9,5% degli addetti regionali del settore. Nel commercio al dettaglio provinciale si colloca il 47,2% degli addetti totali del Commercio, il commercio all’ingrosso ne occupa il 42,3% e le imprese attive del commercio e riparazione di veicoli ne occupano il 10,5%.

Le imprese operanti nel commercio al dettaglio rappresentano la maggioranza del settore (55,0%) e rispetto all’anno precedente sono diminuite dell’1,8% (‑2,6% in regione e ‑3,5% in Italia). In particolare, con riferimento alle principali tipologie di negozi specializzati: ‑5,5% i negozi di abbigliamento, ‑1,6% le tabaccherie, ‑0,6% le ferramenta, ‑3,4% i negozi di calzature, ‑3,9% le edicole, ‑6,8% i negozi di mobili, ‑2,0% le profumerie ed erboristerie, ‑5,6% i fiorai/negozi per animali, ‑2,7% le macellerie, ‑2,5% le librerie, ‑14,6% i negozi di prodotti per la telefonia e ‑9,1% le sanitarie. Aumentano, invece, le farmacie (+0,8%), i negozi di frutta e verdura (+1,0%), quelli di articoli sportivi (+1,2%), le pescherie (+1,5%) e i negozi di bevande (+4,8%) mentre risultano stabili i distributori. Tra i negozi non specializzati, risultano in calo dell’1,8% quelli che commercializzano in prevalenza prodotti alimentari (supermercati), rappresentano il 7,1% del commercio al dettaglio, mentre sono in aumento (+1,5%) quelli non alimentari (grandi magazzini ed empori), che però hanno un’incidenza minore (2,9%). Le imprese attive del commercio al dettaglio ambulante (incidenza del 18,0% sul commercio al dettaglio) sono diminuite del 3,9% (‑4,9% a livello regionale e ‑6,1% in Italia). Infine, in provincia aumentano del 4,9% (in regione del +3,9% e in Italia del +6,1%) le imprese che svolgono e-commerce (sono l’8,0% del commercio al dettaglio).

Le imprese attive nel commercio all’ingrosso (34,5% del totale Commercio) registrano una diminuzione dello 0,7%. Infine, le imprese del commercio e riparazione di veicoli, che costituiscono il 10,5% del totale del settore in provincia, rilevano un aumento (+1,8%) in controtendenza con l’andamento negativo nazionale (‑0,3%) e la quasi stabilità regionale (+0,2%).

L’analisi congiunturale rileva nel 2024 una certa stabilità delle vendite del commercio al dettaglio (‑0,2% la variazione media degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti).