Centosessantuno pagine per dimostrare l’inattendibilità di Manuela Bianchi. Una memoria corposa, quella depositata sabato mattina dai difensori di Dassilva, gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi, al gip di Rimini Vinicio Cantarini, chiamato ad esprimersi sull’eventuale scarcerazione del senegalese. Quattro i macro argomenti trattati: la relazione extraconiugale della Bianchi con Dassilva e i rapporti tra lei, suo marito Giuliano Saponi e la suocera, Pierina Paganelli; le intercettazioni ambientali nella sala d’aspetto della questura di Rimini; la ricostruzione del 3 ottobre 2023, sera dell’omicidio della 78enne; e infine la mattina successiva, quella del ritrovamento del cadavere nel garage di via del Ciclamino. Per ognuna di queste tematiche la difesa ha evidenziato contraddizioni e incongruenze che sarebbero emerse dalle dichiarazioni di Manuela Bianchi nel corso dell’incidente probatorio. A ulteriore dimostrazione, secondo la difesa, dell’inattendibilità della 54enne riminese, sono state prodotte anche una ventina di interviste tv e ben tre consulenze: due sui cellulari e una fonica.
La Bianchi – sostiene la difesa – ha già mentito altre volte in passato e solo dopo aver saputo di essere indagata per favoreggiamento ha fornito una nuova versione circa la mattina del 4 ottobre 2023, affermando che era stato Dassilva ad avvisarla che nel garage c’era il corpo di una donna morta dietro la porta tagliafuoco. Manuela, durante l’incidente probatorio, ha spiegato di aver deciso di raccontare la verità a distanza di quasi 18 mesi dal delitto perché temeva per la sua vita e per quella di sua figlia: “Dopo le pesanti minacce arrivate dalla mia vicina (Valeria Bartolucci, ndr) – ha dichiarato – voglio protezione e per averla avevo bisogno di tirare fuori tutto”. E’ probabile che la decisione del gip, che dovrà vagliare attentamente le memoria di accusa e difesa, arrivi entro 5 al massimo 10 giorni.