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la funzione sociale

La chiesa che vorrei. Una riflessione sul valore e l'impegno

di Carlo Alberto Pari   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 6 apr 2025 07:56 ~ ultimo agg. 4 apr 15:05
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L’editoriale della Domenica

di Carlo Alberto Pari
L’importanza della Chiesa Cattolica nel mondo credo sia fuori discussione, non solo per il ruolo religioso, ove è fulcro fondamentale per circa un miliardo e quattrocentomila fedeli, peraltro, contro ogni distorta previsione, in significativo aumento di oltre tredici milioni (2022), ma anche per l’influente funzione sociale, svolta senza discrimine, verso i credenti, i non credenti e gli agnostici.
Invero, bandendo l’ipocrisia, negli ultimi anni, ma non solo, alcuni fatti hanno a volte oscurato l’immagine della Chiesa, così come alcune congregazioni, in taluni casi, presumibilmente più interessate al potere ed al nepotismo che non al Dogma. Del resto, come tutte le organizzazioni gestite dagli uomini, nel senso generico del termine, è ovviamente soggetta alle impurità naturali della specie. Tra i semi messi a dimora possono germogliare punte di gramigna, inficiando persino il raccolto, se crescono nascoste e si allargano tra la purezza del seminato.
Di certo, il ruolo ecumenico delle Chiesa è fondamentale ed insostituibile, degnamente supportato da quello sociale. Tra le tante organizzazioni non posso non citare la Papa Giovanni XXIII, che opera in tutto il mondo a favore dei bisognosi e dei diseredati, oppure la Caritas, termine che deriva dal latino, ma anche dal greco antico “agape”, traducibile come “amore gratuito”, un’organizzazione che tra i vari servizi è fulcro per la sopravvivenza quotidiana di svariate migliaia di persone.
Servirebbe un trattato, non un articolo, per citare le opere e le infinite organizzazioni di religiosi o volontari, che dedicano tempo ed energie agli innumerevoli progetti rivolti ai margini estremi della nostra opulenta società, non di rado troppo indaffarata ed anestetizzata al dolore, dai senza tetto, ai mendicanti, dai poveri in crescita costante, agli anziani spesso soli ed ammalati, financo ai
migranti, a volte indotti a delinquere per sopravvivere, o sfruttati dalla disumanità dei caporali, per arrivare alle donne costrette a prostituirsi, forse il più brutale ed inguaribile retaggio della schiavitù, talora perpetrato tra la generale apatia. Il sunto di tutto questo è inconfutabile : il nostro mondo sarebbe estremamente peggiore senza gli oratori, le attività delle Parrocchie, gli Scout dell’Agesci, le mense dei poveri, le associazioni di volontari cattolici che operano in aiuto ai tossici, alle prostitute, ai tanti soggiogati dall’usura, o che offrono servizi socio assistenziali, sanitari, scolastici. Sono ineguagliabili presidi di speranza e di irrefrenabile umanità, operano in unisono con finalità evangeliche, contribuendo in modo sostanziale ed insostituibile, persino al “welfare” del nostro Paese, il cui debito porta a tagliare dove il bisogno incombe.
In fondo, la Chiesa che vorrei è parte di ciò che esiste, opera senza enfasi nel quotidiano, a volte contrastata da una recrudescente apatia, ma imperturbabile, poiché alimentata dalla finalità del bene.