Coppa Italia Serie C: Rimini-Giana Erminio 0-0, il dopogara


Le dichiarazioni al termine di Rimini-Giana Erminio 0-0, finale di ritorno della Coppa Italia di Serie C (leggi notizia).
Antonio Buscè, allenatore del Rimini F.C. “Le emozioni fanno parte di noi esseri umani. Io a volte le trattengo, ma non ho filtri, a differenza di tanti altri. È un qualcosa che pensavo, sognavo e desideravo. Poi la mia esclamazione “l’ho vinta” è un qualcosa che mi era rimasto in sospeso l’anno della Supercoppa, dopo lo scudetto a Empoli, con la Primavera, persa ai calci di rigore. Quando sei lì, poi ti rimane addosso e poi hai una rivincita e un’altra possibilità. È stata un’esplosione di sentimenti e di emozioni, per tutto il percorso che abbiamo fatto quest’anno. Dedico questa vittoria a una persona che non c’è più, mio padre, la dedico a mia madre, che ce l’ho ancora, perché è una donna che mi ha dato tante possibilità ma soprattutto la spinta per iniziare a giocare a calcio quando ero bambino, che tutt’ora, che ha un’età abbastanza importante, riesce a darmi dei consigli, e spesso e volentieri ascolto solo lei. E poi la dedico a un’altra persona che non c’è più: Castalia, una bambina che mi è venuta a mancare l’anno scorso. Io conosco i genitori, sono a stretto contatto con i genitori, ci tengo a dirlo perché so che è un angelo custode perché sono stato spesso con questa bambina, con il fratello, con i genitori. E purtroppo l’anno scorso è venuta a mancare. Sotto l’aspetto emotivo è stata una bella botta. E quindi ci tengo in modo particolare. So che i genitori mi guarderanno, glielo avevo promesso e la mia promessa è debito. Ho fatto questa introduzione perché ci tenevo tanto. Per quanto riguarda il mio percorso è una grande soddisfazione: venire il primo anno a Rimini, nei professionisti, e fare questo è un qualcosa di straordinario, nonostante tutte le difficoltà e tutti, passatemi il termine, i “massacri” che ho subito dall’ambiente, soprattutto all’inizio, per alcune cose che ho esternato, per i miei pensieri, per la mia coerenza. È stato un boomerang, e quando le persone poi sono sincere e schiette a volte danno più che fastidio, quando dicono la verità sono quasi dei nemici. Però io vado avanti sempre per la mia strada. Io quello che penso lo dico, con rispetto, con educazione. Quindi la mia avventura a Rimini è iniziata un po’ in maniera tortuosa, non facile, e se oggi siamo arrivati a questo è perché sono andato avanti sempre per la mia strada, assieme ai ragazzi, che mi hanno seguito fin dal primo giorno. Hanno creduto in me, hanno creduto nel lavoro che facevamo, abbiamo improntato un certo tipo di discorso. Quando io dicevo all’inizio “poi raccoglieremo i frutti”, alla fine i frutti sono arrivati. Un’ulteriore soddisfazione perché ho visto poi la squadra crescere, alcuni giocatori crescere in maniera esponenziale, quindi è stato tutto un insieme dove vado poi a rimarcare le emozioni che un allenatore prova, prima che un allenatore è l’essere umano”.
Con la vittoria della coppa avete centrato anche l’approdo alla fase nazionale dei play off. “Questo percorso noi lo abbiamo iniziato con grande rispetto. Io all’inizio ho detto: “vogliamo fare meglio dell’anno scorso”. Per me fare meglio dell’anno scorso voleva dire arrivare a 51 punti in classifica e arrivare noni, per fare i play off passando per il campionato. Tutto quello che hanno detto gli altri non mi interessa perché non è da me. Non ho mai fatto proclami perché so che nel calcio fare proclami a volte diventa un qualcosa di negativo, perché poi l’ambiente, i tifosi si aspettano altro. Per me l’obiettivo era quello. Infatti in questi giorni, quando avevamo questa possibilità, ho rimarcato ai ragazzi: “blindiamo i play off sul campo, senza passare dalla Coppa Italia, e se lo facciamo cerchiamo di farlo in maniera importante, non arrivando dodicesimi o tredicesimi, cerchiamo di arrivare noni, ottavi, settimi, perché ne abbiamo le possibilità”. È tutta un’altra storia, perché se passi la Coppa Italia da settimo, ottavo, nono è un conto, se passi dodicesimo o tredicesimo è tutta un’altra storia. Quando dico o faccio delle cose non le faccio a caso e non dico niente a caso. Credo un plauso straordinario vada soprattutto ai ragazzi, perché hanno dimostrato di essere prima di tutto degli uomini, persone per bene, perché attraverso quello si possono costruire grattacieli di 200 piani, se non hai quello a disposizione una casa da un piano al primo terremoto va giù. Ecco perché sotto l’aspetto dell’emozione sono molto moto molto emozionato, perché ho avuto in mano un gruppo che dal primo giorno mi ha seguito. Quando poi li vedo gioire sotto la curva, in uno stadio pieno, veramente sono contento per questi ragazzi, che se lo meritano. Non voglio sminuire poi quello che c’è stato stasera da parte della città Rimini, la Rimini sportiva. Oggi ho conosciuto anche l’assessore allo Sport, che mi ha fatto i complimenti. Era contento e mi ha detto: “mister, per la Rimini sportiva è stato qualcosa di straordinario, che aspettavamo da tanto tempo”. Quindi sono grandi soddisfazioni”.
Aveva studiato a tavolino l’atteggiamento tattico? “Abbiamo sempre giocato per vincere. Però ci sono delle partite in cui secondo me devi anche adottare una strategia, e la partita la dovevano fare loro, non noi. Spesso e volentieri, soprattutto qui in casa, non abbiamo capito che quando una partita non la puoi vincere non la devi perdere, e un pareggio va bene. Stasera era una di quelle partite dove affrontavi una squadra esperta, una squadra di qualità, una squadra che ha fatto un grande percorso. Ho già fatto i complimenti alla Giana e al mister. E ribadisco il concetto che affrontavamo una squadra molto molto molto forte. E quindi quello che ho chiesto ai ragazzi era di fare una partita di grande saggezza. Una squadra matura la partita la fa fare alla Giana. E quelle 3-4 situazioni che possiamo sfruttare in ripartenza cerchiamo di sfruttarle al meglio. Purtroppo è mancato il gol, ma quelle due-tre situazioni, soprattutto nel secondo tempo, un po’ di stanchezza da parte loro, con le squadre che si allungano, magari loro si sbilanciano, soprattutto gli ultimi venti minuti, e quello che ci siamo detti è successo. Quindi a maggior ragione c’è stata una crescita importante anche a livello mentale da parte di questi ragazzi”.
Quanto è stato difficile preparare questa partita sia per l’ambiente piuttosto caldo sia perché avevate, dopo l’andata, due risultati a disposizione per conquistare il trofeo? “Con alcuni ragazzi che non sono abituati, perché abbiamo tanti giovani, abbiamo lavorato soprattutto sulla testa. Io in questi giorni ho sempre detto: “cerchiamo di abbassare le emozioni”, perché il troppo ti frega. Ci sono già passato da giocatore. Quando io parlo ai ragazzi parlo di cose che ho vissuto. Davanti al pubblico, stadio pieno, la vittoria nel derby… la troppa euforia non va bene, ci vuole sempre equilibrio. E quindi la gestione è stata soprattutto sotto l’aspetto mentale, non la prepari nemmeno la partita, anche perché sono partite che si preparano da sole. Noi venivamo comunque da una vittoria importante che ti può anche destabilizzare, anzi da tre vittorie: Giana all’andata, abbiamo vinto il derby, abbiamo vinto con il Sestri: abbiamo fatto 3-4 vittorie consecutive. Le problematiche erano l’euforia di troppo e poi la partita d’andata, quando pensi che hai due risultati su tre diventa difficile, qualcosa ti viene a mancare. Quello che ho ribadito in questi giorni è che noi dovevamo giocare il secondo tempo. Noi dalla partita di Giana non ci siamo mai staccati. Non bisognava fare la partita di ritorno, il secondo tempo della stessa partita. I ragazzi mentalmente praticamente sono stati sempre sul pezzo”.
Il Rimini vince la Coppa Italia di Serie C. Il dopogara di Rimini-Giana Erminio 0-0
All’inizio il Rimini ha avuto qualche difficoltà dalla parte di Cinquegrano. Perché poi ha scelto di schierare Cioffi dal calcio d’inizio? “Mettendo Parigi in campo Cioffi è degli attaccanti quello che si sposa meglio con Parigi. Giova delle giocate che fa Parigi, che è molto bravo, lo abbiamo visto anche all’andata. Poi è un giocatore che sta molto bene, quando un giocatore sta bene e riesce ad avere tanto minutaggio, perché non dimentichiamo che questo ragazzo arrivava a 60-65 minuti, lo abbiamo portato a giocare quasi cento minuti, partite intere. Mentalmente quando un ragazzo sta bene lo vedi, te ne accorgi da quello che fa durante la settimana. Quindi la scelta è stata solo lasciare a riposo lui e Parigi con la Vis, sperando che la partita sarebbe andata come tutti speravamo, per averli freschi per la partita di ritorno con la Giana. Sono quelle situazioni che se le cose vanno bene va tutto bene, se le cose vanno male magari si trova anche il minimo difetto per ingrandirlo. Sapevamo che la Giana sarebbe venuta qua e che avrebbe dovuto fare la partita. Sapevamo che avremmo potuto avere qualche difficoltà, che ci avrebbero fatti abbassare. La problematica subentra quando uno non è consapevole. Noi eravamo consapevoli che la Giana potesse fare la partita nella nostra metà campo. La nostra arma migliore in questo caso è aspettare e ripartire. Nel primo tempo qualche difficoltà lato Cinquegrano c’è stata, mi ricollego al fatto delle emozioni. Quando c’è stato quel gesto lì a terra, dove si è fatto prendere un po’ dalla foga: sono giovani e io me l’aspetto dai giovani. Bisogna aspettarsi anche che i giovani sbaglino per migliorare. Nel secondo tempo abbiamo preso un po’ le misure e alla fine io ero convinto di una cosa: che il non avremo mai preso gol. Vedevo una squadra troppo attenta, sotto l’aspetto della comunicazione in campo, dell’aiutarsi, Garetto che ha fatto la partita intera a Pesaro e mi diceva: “mister, sto bene, non mi cambiare”. Ho visto proprio un’anima, un cuore in questi ragazzi. Ed era un po’ quello che io volevo perché queste partite fai poi anche fatica a prepararle in tre giorni. Sono le motivazioni che fanno la differenza. Sapevamo che quelle tre-quattro situazioni la Giana ce le avrebbe potute creare. Ripeto, ribadisco che i ragazzi sono stati molto molto bravi a non prendere gol e a sfruttare un qualcosa che è arrivato. Purtroppo ci è mancato il gol: la traversa di Cinquegrano, Cioffi quasi all’ultimo momento della partita a tu per tu con il portiere, qualche altra situazione anche nel primo tempo. Però, ripeto, davanti avevamo una signora squadra, che finora ha fatto un grandissimo percorso”.
Ai play off nazionali le basta essere una mina vagante oppure il Rimini potrebbe essere qualcosa di più? “Noi ora cerchiamo innanzitutto di finire alla grande il campionato, ci aspettano tre partite molto difficili. Quando sarà il momento che inizieranno i play off cercheremo di fare al meglio un qualcosa che ci siamo meritati. Ma, ripeto, la soddisfazione più grande è arrivarci sul campo tramite il campionato, magari migliorare la posizione dell’anno scorso perché questi ragazzi per il lavoro che hanno fatto finora si meritano una posizione migliore rispetto all’anno scorso. Questo è il nostro obiettivo. Qualcuno può pensare che abbiamo la pancia piena, assolutamente no. Questo è un gioco che va rispettato, il lavoro va rispettato e questi ragazzi lo faranno fino all’ultima partita, poi quando ci saranno i play off vedremo”.
Avete già parlato di rinnovo con la società? “Non se n’è mai parlato, quindi non mi sono mai posto questa domanda e non mi sono mai dato nemmeno una risposta. Io non chiedo, quando ci sarà da parlare la società mi chiamerà, se lo farà, altrimenti vedremo. Non mi sono mai posto questo problema: io sono un professionista, cerco di lavorare nel quotidiano e portare a termine l’annata. Poi quello che verrà lo decideremo insieme. Non c’è stata mai una chiamata, mai un sedersi a tavolino, mai parlare del futuro. Ma io sono abituato a fare questo, non c’è problema. Io ogni anno, forse è la mia forza, non devo chiedere nulla a nessuno. Io dal primo giorno che sono arrivato se piaccio bene, se non piaccio non è un problema, me ne farò una ragione. Ma non è per fare polemica. Io sono tranquillissimo, anche perché poi abbiamo questa opzione per il secondo anno, ma non ci siamo ancora seduti a tavolino per discutere un rinnovo. Ma per ora non ci penso nemmeno perché il mio obiettivo è finire il campionato con questi ragazzi, il mio focus sono i ragazzi”.
Simone Colombi, portiere del Rimini F.C. “Emozione tanta per vari motivi: uno perché abbiamo scritto una pagina di storia per noi, per la città stessa, ed è un motivo d’orgoglio. Ma soprattutto l’emozione è tanta perché questo gruppo si è meritato di vincere questa finale per il percorso che abbiamo fatto tutto l’anno, e non parlo solamente della coppa, ma del campionato in generale. Io penso che siamo cresciuti tanto, siamo cresciuti sotto ogni punto di vista. E giocare una finale così, davanti alla nostra gente e con lo stadio pieno, e portarla a casa, perché poi non è stato affatto facile. Magari a livello di concretezza abbiamo concesso poco per bravura nostra, ma poi quando devi stare 90 minuti sul pezzo contro una squadra che fa girare bene la palla, che si muove, è stato complicato. Però l’obiettivo oggi era solamente uno: vincere la finale”.
Avete subito appena due gol in tutte le partite di Coppa Italia. Anche stasera il Rimini ha dato l’idea di essere una squadra difficile da bucare. “La solidità che abbiamo in squadra, soprattutto dopo la terza o quarta partita di campionato, a settembre, abbiamo trovato un po’ la quadra per fare punti, perché poi era quello che contava, e di conseguenza per iniziare questo percorso con un allenatore nuovo, arrivato l’estate scorsa, e con tanti ragazzi nuovi, per poter crescere. L’abbiamo fatto bene, siamo stati bravi, come dicevo prima sia in campionato che in coppa, a portare avanti un certo tipo di linea. E la solidità di squadra, la solidità difensiva è stata, è tuttora e dovrà essere soprattutto nei prossimi mesi la nostra forza. Perché noi sappiamo che abbiamo la qualità per poter far male davanti, però dobbiamo essere bravi a non subire gol. Devo dire che lavoriamo molto bene come reparto difensivo, molto bene proprio come squadra, e a noi portieri fa piacere. Ci tengo anche a ringraziare pubblicamente e a fare i complimenti a Leonardo Vitali, perché questa coppa l’ha giocata soprattutto lui, tolte le prime due partite, che avevo giocato io. Ha sempre fatto molto bene, è un ragazzo che si è sempre allenato bene, e come gruppo portieri abbiamo sempre lavorato bene. Indipendentemente da chi avesse giocato questa partita è stato proprio il lavoro di gruppo che abbiamo portato avanti e che con la coppa siamo riusciti anche a gratificare”.
Immagino questo sia un obiettivo della stagione, ma non un traguardo. E quanta strada personalmente ha fatto da quando è arrivato, da quei quattro gol subiti a Pontedera, ad oggi sia dal punto di vista del campo che dal punto di vista del rapporto con la città? “Sono due domande che si collegano molto perché il mio percorso qua è iniziato nell’ottobre 2023, dopo il fallimento della Reggina, e arrivare qua in una situazione molto complicata perché eravamo ultimi in classifica e c’erano tante cose da mettere a posto. Devo dire che siamo stati tutti quanti bravi, io ho messo a disposizione la mia esperienza, la mia personalità, il mio modo di essere dentro e fuori dal campo, e tutto il gruppo è riuscito a fare un passo in avanti. In questo anno e mezzo arrivare ad alzare una coppa è qualcosa di molto importante, ma deve essere per noi un punto di partenza, non deve essere assolutamente un obiettivo. Questo gruppo deve crescere, deve continuare a guardare in avanti perché l’ambizione di tutti quanti noi, a partire da noi giocatori per arrivare alla società e in generale alla città, è giusto che si guardi sempre in avanti, perché accontentarsi di aver vinto una Coppa Italia, almeno per me personalmente, non è il mio modo di pensare, il mio modo di essere. Voglio guardare avanti, Stiamo cercando come gruppo di farlo, e penso che in questi otto mesi di stagione lo stiamo dimostrando. E quindi dobbiamo crescere. La società è forte, è solida, sta facendo le cose per bene e anche in grande, anche ad esempio con il centro sportivo, che è qualcosa oggi di non è scontato nel calcio, e quindi un passo alla volta, proprio com’è successo in questo anno e mezzo, dobbiamo continuare a crescere”.
Con la Giana sono state due partite equilibrate, quante difficoltà avete incontrato affrontando una squadra di un altro girone, e avete mai avuto la sensazione di non poterla vincere queta coppa? “Di non poterla vincere no, perché penso che uno debba essere sempre positivo, anche nelle difficoltà, e guardare il lato giusto delle cose, anche nella sofferenza. Perché oggi oggettivamente per diversa parte della partita si è stati lì nella nostra metà campo a tener botta. Però noi abbiamo quella convinzione che anche in un momento di sofferenza possiamo far male. Abbiamo trovato una squadra che nelle due partite ci ha dato filo da torcere, perché gioca in modo diverso da noi, fa girare molto la palla, si muove tanto. E quindi non dando punti di riferimento è stato per noi complicato. Però devo dire che abbiamo fatto due ottime partite, perché abbiamo messo in campo le nostre armi, che sono quelle della solidità, del provare a giocare quando c’è la possibilità, e di essere cinici davanti. Lo abbiamo fatto soprattutto nella gara d’andata. Oggi per noi era fondamentale alzare la coppa in qualche modo. Poi siamo stati bravi a non prendere gol e con lo 0-0 ce l’abbiamo fatta”.
Andrea Chiappella, allenatore dell’A.S. Giana Erminio. “Io oggi quello che mi sento di dire è che sono orgoglioso e al tempo stesso amareggiato, è normale. Amareggiato perché comunque usciamo sconfitti, ma orgoglioso per il percorso che ha fatto la mia squadra. Poi abbiamo trovato secondo me un grandissimo Rimini, un Rimini che ha fatto due grandi finali, come le ha fatte la Giana, e alla fine ne sono usciti vincitori. Le squadre hanno interpretato queste finali in maniera diversa, ognuna con le proprie armi, però mi sento anche di sottolineare la bravura del Rimini e il merito che hanno messo sul campo. Quindi complimenti a loro per la vittoria!”
Eravate partiti bene, con il piede sull’acceleratore. L’idea era di sbloccarla subito? “Assolutamente sì. La nostra è una squadra abituata a pressare forte, ad andare forte in avanti, l’idea era, a maggior ragione visto il risultato dell’andata, sempre con grande equilibrio, ma di provare a sbloccarla subito. Purtroppo non ci siamo riusciti. Seppure abbiamo cambiato strategia, la disposizione in campo di alcuni giocatori era quella di togliere oggi tanti punti di riferimento al Rimini, però non siamo riusciti poi a essere concreti nell’ultimo terzo di campo. Questa è un po’ l’analisi dal punto di vista tattico della mia squadra”.
Qual è il rammarico più grosso? “Il rammarico più grosso è aver giocato la finale d’andata senza due pedine per noi importanti in questo momento della stagione. Purtroppo siamo arrivati a giocarci questa finale senza quei titolari, ma chi ha giocato ha dato il suo contributo. È un rammarico di poco conto perché poi, ripeto, noi siamo una squadra che ha sempre cercato di coinvolgere tutti all’interno del gruppo, quindi chiunque durante il campionato si è fatto trovare pronto, ha sempre dato il proprio contributo, e ci ha sempre dato grandi soddisfazioni. Quindi è un piccolo rammarico che mi sento di dire, ma non è assolutamente un alibi, un qualcosa che poi non ci ha permesso di vincere la partita perché anche oggi non siamo riusciti a battere il Rimini, quindi avremmo dovuto fare qualcosa di più sicuramente dal punto di vista offensivo”.
Un trofeo la Coppa Italia che sta assumendo sempre più rilevanza. “Siamo una realtà umile, di paese. Cerchiamo di fare il massimo e viviamo tutti gli anni la serie C come un grande capolavoro. Quindi tutto quello che hanno fatto quest’anno questi ragazzi è ancora secondo me da sottolineare. Siamo partiti con l’obiettivo minimo di centrare la salvezza, poi nel corso della stagione i ragazzi sono stati bravi a creare un gruppo eccezionale, a consolidarlo e a migliorarlo di partita in partita, questo ci ha permesso di raggiungere questa finale, che è un traguardo storico per la nostra realtà, ma, come ci siamo sempre detti, ogni partita l’abbiamo giocata confidando di prepararla al meglio e convinti di poter superare il turno, e questa mentalità ci ha portato fino a qua”.