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a febbraio +2,7%

Rimini, inflazione ancora in marcia: i dati Federconsumatori

In foto: foto di PIxabay
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di Redazione   
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ven 14 mar 2025 12:54 ~ ultimo agg. 12:55
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In base ai nostri dati disponibili, l’inflazione a Rimini nel mese di Febbraio 2025  si attesta a + 2,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, segnando un punto percentuale in più rispetto al dato nazionale, collocando Rimini fra le città con la crescita inflattiva più alte del paese, consolidando purtroppo un trend iniziato a gennaio 2024.

Nel dettaglio a preoccupare maggiormente le famiglie Riminesi rimangono le spese del carrello alimentare + 3,0 %;  quelle per la casa ( acqua,elettricità e gas ) +3,3%; le spese per la salute + 2,1% ; quelle per l’istruzione + 4,3%; servizi ricettivi e ristorazione + 5,4% e per comprendere la corsa al rialzo del prezzi al consumo negli ultimi anni, segnaliamo la dinamiche del costo della tazzina del caffè aumentata nella nostra città in modo generalizzato di 10 Centesimi segnando un + 7,7%. Sicuramente fra le cause che determinano questa spinta al rialzo dei prezzi c’è sicuramente il costo del dell’energia; dei prodotti alimentari ed anche degli affitti, alimentato dall’alto numero di case destinate ai cosiddetti  affitti a breve.

Un quadro desolante che ben rappresenta la situazione di difficoltà in cui si trovano le famiglie Riminesi, che si troveranno un aggravio di 1.102 euro annui per la quale non si intravedono risposte adeguate, mentre tra i banchi del mercato o tra gli scaffali dei supermercati e dei negozi specializzati la crescita dei prezzi è una costante a cui, da diversi anni a questa parte, non si sfugge, e le famiglie hanno imparato a sfruttare a proprio vantaggio tutte le strategie utili a risparmiare, ma sempre più spesso sono costrette ad operare a tagli e rinunce, per arrivare a fine mese.

L’Osservatorio Federconsumatori ha rilevato, da tempo, una progressiva riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); una ricerca sempre più assidua di offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 49% dei cittadini); un aumento degli acquisti presso i discount (+11,9%). A questo si aggiunge la rinuncia alle cure: secondo l’ultimo rapporto dalla Fondazione Gimbe, sono 4,5 milioni gli italiani costretti a tale rinuncia, dei quali circa 2,5 milioni rinunciano per motivi economici, aumentando così, significativamente, le disuguaglianze.

Occorrono misure concrete e radicali: dalla rimodulazione delle aliquote IVA sui generi di largo consumo; agli interventi strutturali  per frenare il caro energia e creazione di adeguati fondi di contrasto alla povertà energetica; alla riforma degli oneri di sistema; maggiori risorse per la sanità pubblica. Come chiediamo da tempo, occorre l’istituzione di un tavolo provinciale insieme a Mister Prezzi( il garante per la sorveglianza dei prezzi ) al fine di vigilare sul corretto andamento dei listini e dei prezzi sul mercato al fine per scoraggiare speculatori e carovita. Inoltre sarebbe è necessario a livello provinciale promuovere in modo diffuso da parte degli esercenti,  modalità di contrasto allo spreco alimentare e contemporaneamente forme sconto per i consumatori.