Indietro
menu
'nascerà già vecchio'

Nuovo mercato ittico, chi lo stronca. Il Comitato: opera inutile e brutta

In foto: uno degli striscioni del Comitato
uno degli striscioni del Comitato
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 7 minuti
gio 13 mar 2025 15:56 ~ ultimo agg. 16:19
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 7 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

All’indomani della partenza dell’iter per la realizzazione del nuovo Mercato Ittico di Rimini, il Comitato di via Sinistra del Porto (già intervenuto ieri insieme al coordinamento dei comitati cittadini) ribadisce la propria contrarietà al progetto con un’articolata serie di riflessioni. Ricordando le 1.462 firme raccolte per chiedere un’altra collocazione alla struttura.


Il Comune è riuscito nel difficile risultato di pensare un’opera inutile quanto brutta.
E così è stato tolto il velo dal silos (qualcuno lo chiama hangar) di lamiera di oltre 2.500 mq che sorgerà nell’ultima area verde di pregio a mare della ferrovia a Rimini con buona pace del Piano del verde, del Forum Rimini Venture per il Piano Strategico e del Patto per il lavoro e il Clima della Regione Emilia Romagna.
Non bastano le nuvolette a bassa quota inserite proprio sopra le abitazioni, nei rendering diffusi dall’amministrazione, per cancellare il problema della concomitanza tra l’antico quartiere residenziale che negli anni è cresciuto con i permessi di costruire rilasciati dal Comune (lo stesso Comune che ha pensato di costruire 150 appartamenti edificando La Prua per pagare la nuova darsena turistica) e una gigante struttura logistica-commerciale che verrà utilizzata soprattutto nelle ore notturne.
Basta pensare che nell’idea dell’amministrazione vi sarà un’unica strada di accesso al mercato che è via Sinistra del Porto, le centinaia di mezzi anche pesanti previsti in entrata e uscita dalla struttura transiteranno a meno di 7 metri dalle finestre delle camere da letto di 88 abitazioni.
Ci avevano rassicurato sui rumori sostenendo che non avremmo sentito nulla perché il carico e scarico delle merci avveniva sotto terra, ma ora scopriamo che il piano interrato è stato eliminato per problemi di budget. E quindi il rumore?
Invece di un prato drenante vi sarà una scarpata ripida utile a convogliare l’acqua delle piogge, che il Piano del verde ci ha insegnato essere sempre meno frequenti ma più
abbondanti, contro le abitazioni. Un disastro annunciato.
Capiamo che anche al Comune non piaccia molto quest’opera avendola nascosta dietro 4 metri di terra. Una follia, se non fosse che a pensarla è stato il Comune famoso in tutta Italia per il termine Riminizzare, dal dizionario: verbo transitivo “Deturpare il paesaggio di una località, specialmente turistica, con un eccessivo numero di costruzioni di grandi dimensioni”. Perfetto!
E sembra che l’assessore che spinge di più in giunta per la realizzazione di tale ecomostro sia proprio quello che dovrebbe battagliare con i colleghi per salvare più verde possibile. Si nasconde dietro a parole altisonanti come “Blue Economy”, “strategica”, “asse portante dell’economia” per nascondere la gigantesca speculazione edilizia che si sta preparando in via Leurini e di cui nessuno parla e che speriamo venga smentita dal Comune che potrebbe approfittare della variante urbanistica necessaria per trasformare le aree del vecchio mercato in aree verdi.

UN’OPERA INUTILE.

Basta analizzare un po’ i numeri senza pregiudizi per capire che ciò che si sta pensando nascerà già vecchio.
Nell’Osservatorio Economico della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini diffuso dalla Camera di Commercio di Forli e della Romagna in data 16 dicembre 2024 si legge che il numero delle imprese del comparto pesca è in flessione rispetto al 31/10/2023 del 2,7% a Rimini.
Nel grafico allegato al report, si osserva una diminuzione costante sia nella quantità che nel valore del pescato nel mercato ittico di Rimini dal 2016 al 2023. La quantità è scesa da 19.500 quintali nel 2016 a 15.600 quintali nel 2023 (-20%) mentre il valore è diminuito da 11,3 milioni di euro nel 2016 a 9,9 milioni di euro nel 2023 (-12,3%).
Sappiamo tutti come il comparto della pesca in Italia stia attraversando un periodo di crisi, con un crescente numero di giornate di fermo pesca, il presidente del consorzio delle 36 Vongolare che pochi giorni fa ha chiesto una deroga per poter pescare più vicino alla riva del mare data la scarsità di prodotto, l’aumento della temperatura del mare Adriatico (1,8 gradi negli ultimi 20 anni contro gli 1,3 del secolo precedente secondo i dati raccolti dall’Istituto di Scienze Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR-ISMAR), le conseguenti mucillaggini sempre più impattanti sul mondo della pesca, l’inarrestabile proliferazione del granchio blu che si nutre di vongole, cozze e piccoli pesci, l’aumento della plastica a danneggiare gli ecosistemi marini, l’aumento costante dei costi del gasolio, ecc.
Interrogando la Capitaneria di Porto ci hanno risposto che i pescherecci attualmente attivi sono 65 con 198 lavoratori coinvolti, numeri molto lontani da quelli sbandierati sulla stampa fino ad oggi. Ma il dato ancora più interessante è quello che avevamo chiesto nelle dieci domande al sindaco alle quali nessuno ha mai risposto. E allora glielo diciamo noi caro Sindaco quanti pescherecci sono stati cancellati dai registri navali negli ultimi 20 anni, 90 (oltre il 58% della flotta).
A questo punto viene da chiedersi se l’assessora all’ambiente del Comune di Rimini non conosca bene i numeri o preferisca darli a caso.
Apprese queste informazioni sarebbe interessante capire anche quanti dei pescherecci ancora ormeggiati nel porto sono in disarmo in attesa che l’Unione europea finanzi una nuova rottamazione, quanti vengono utilizzati dai malviventi ai fini dello spaccio come abbiamo recentemente letto sulla stampa e quanti sono in attesa del prossimo temporale per colare a picco come l’ MP GENIUS RM4075 che giace da sei mesi appoggiato al fondale in modo da capire quanti siano effettivamente in attività per giustificare un investimento di oltre 9 milioni di euro fatto con soldi pubblici (7 del Ministero e 2,3 del Comune).
UN’OPERA DANNOSA PER L’AMBIENTE
Nel 2024 Rimini ha sforato per 40 giorni il limite di Pm10 imposto dall’attuale normativa ed è l’unica Città in Regione insieme a Modena che sfora anche con il diossido d’azoto tipico del traffico come emerge dal nuovo report di Legambiente “Mal’Aria di città 2025”.
Se vorrà rispettare i nuovi parametri imposti dall’Unione Europea a partire dal 2030 per tutelare la salute pubblica dovrà ridurre il PM10 del 22% in 5 anni e l’assessora all’ambiente Anna Montini pensa di raggiungere questi risultati triplicando la superficie dell’attuale mercato ittico e spostandolo ancora più incastrato tra le case in modo che i 180 camion previsti di cui 54 pesanti e 18 automobili solo nella fascia 3-12 facciano ancora più strada dentro il centro urbano per scaricare e caricare il pescato. Più altre 199 automobili previste nella fascia pomeridiana e serale. Ci sembra strategicamente ineccepibile e una scelta che denota grande lungimiranza da parte di chi ci governa. Noi ci chiediamo come sia possibile per un amministratore pianificare oggi la costruzione di un nuovo mercato ittico che si vanta di vendere il pesce ben oltre i confini provinciali in mezzo alle case e quasi in riva al mare invece che a ridosso del casello autostradale in un’area appositamente pianificata per il commercio all’ingrosso e la logistica.
Ci viene detto che il nuovo mercato non può essere distante dal porto e spostato al CAAR o altrove utilizzando edifici in disuso (tipo Mercatone Uno o Metro) perché sarebbe disagevole trasportare il pescato lontano dal luogo di sbarco. Ma questo non succede anche per altri prodotti? Gli agricoltori non portano i loro prodotti lontano dal luogo dove vengono raccolti? Esistono lavoratori di serie A e di serie B?
E dire che a Chioggia, commentando lo spostamento e l’aumento di superficie del nuovo mercato ittico che anche li triplicherà i metri quadri, Angelo Mancin, Assessore ai Lavori pubblici del Comune di Chioggia dice: “Un progetto che impatterà positivamente sulla riqualificazione del centro storico cittadino e sulla viabilità, spostando il transito dei mezzi pesanti diretti al mercato ittico all’ingrosso dalla Romea direttamente in Val da Rio, tenendoli fuori dai circuiti cittadini”.
Quindi ci viene da pensare che esistano anche amministratori seri e capaci, con una visione prospettica e non legati ad antiche logiche del passato troppo spesso dettate dai motori immobiliari.
Sulla stampa leggiamo di “miglioramenti in termini ambientali e di rinaturalizzazione” ma non capiamo come si possa migliorare in termini ambientali e rinaturalizzare un prato costruendoci un cubo di cemento e lamiera, ce lo può spiegare meglio Assessora? Ci potrebbe anche dire quanti metri quadrati di suolo verranno ulteriormente
impermeabilizzati nei prossimi 5 anni nel comune di Rimini (compresi nuovi edifici, strade, piscine, scuole, TRC, Fiera e altre opere)? Per noi almeno 50.000 mq a leggere il piano degli investimenti.

UN’OPERA FUORI TEMPO MASSIMO.
Ci fa sorridere la notizia apparsa sui giornali a gennaio 2025: “Legacoop Romagna: a Rimini con Federalberghi per un turismo legato all’economia del mare”. A leggere i dati citati all’interno, viene da pensare che quest’estate tornino ad operare a Rimini sia la motonave Bella Rimini, attualmente ormeggiata ad Arbatax in Sardegna, che la Queen Elizabeth. Con tutti i turisti che vorranno provare a degustare pesce in barca e visitare i vivai, solo la Lady Cristina non riuscirà a soddisfare la domanda.
Che sia il caso di pensare anche a rifare i due pontili di attracco ai bagni 42 e 115 che sono un po’ malandati per tutto il carico di turisti che dovranno sopportare?
Per favore, teneteci informati sui numeri di quanti turisti prenoteranno l’escursione al mercato ittico. Tanto, quello nuovo a Bellaria è già operativo, quindi con Federalberghi Bellaria-Igea Marina si possono già fare delle visite sperimentali.
Trent’anni fa, quando la politica iniziò a pensare il nuovo mercato ittico a San Giuliano Mare, il mondo era un luogo radicalmente diverso. Le videocassette dominavano le
videoteche e la musica si ascoltava attraverso le musicassette nel walkman. Le cabine telefoniche erano il punto di riferimento per le comunicazioni, i floppy disk erano le
chiavette usb dell’epoca, e le carte geografiche erano l’unico strumento per orientarsi in macchina. I televisori a tubo catodico erano la norma, gli elenchi telefonici venivano distribuiti a domicilio e mancavano ancora cinque anni al lancio del leggendario cellulare Nokia 3310. La costruzione di un nuovo quartiere fieristico a Rimini era ancora un sogno lontano (che si iniziò a progettare nel 1997 per poi inaugurarlo nel 2001), così come il Palacongressi, inaugurato solo nel 2011 mentre il Centro Agro Alimentare Riminese è stato realizzato solo nel 2003. Da poco tempo Lina, detta la “Lina de pes”, che pedalava in bicicletta per le strade di Rimini Nord portando il pescato fresco direttamente nelle case dei riminesi aveva smesso la sua attività.
Non rimettere in discussione in un confronto ampio con la città una scelta maturata in quegli anni ci sembra una scelta anacronistica e miope che produrrà l’ennesimo
fallimento immobiliare in stile 105 Stadium e non vorremmo essere noi a dire tra 10 anni “ve lo avevamo detto” e a dover reinventare una funzione da dare all’ennesimo contenitore vuoto.
E invece siamo stati noi cittadini a dover pregare l’amministrazione comunale per poter vedere i documenti di un progetto che impatterà direttamente sulla vita di un intero quartiere.
Nonostante la richiesta di accesso agli atti, che solo oggi vediamo perché pubblicati, e i numerosi solleciti, avevamo ricevuto solo una parte di documenti e inerenti a un progetto superato. Ci era stato risposto che la nostra Pec spedita in data 25 novembre 2024 era stata ricevuta dagli uffici comunali di competenza solo il 26 gennaio 2025 ovvero dopo oltre 2 mesi. Com’è possibile perdere traccia di documenti spediti addirittura via PEC nel nostro Comune super efficiente?
Ci chiediamo come mai il Sindaco si è preso l’impegno di coinvolgere i cittadini nelle decisioni che verranno prese in merito al nuovo stadio ma si è guardato bene dall’incontrare i cittadini di San Giuliano per coinvolgerli nella progettazione del nuovo mercato ittico? Di occasioni ne ha avute diverse negli ultimi anni, è venuto spesso a San Giuliano anche insieme al presidente della regione Bonaccini, ma una volta presentava il nuovo parco del mare, una volta decantava il nuovo boulevard lungo il porto e si è sempre dimenticato anche solo di accennare alla costruzione del nuovo mercato ittico che sorgerà esattamente tra il boulevard e il lungomare. Ci risulta che anche all’incontro pubblico di lunedì 21 marzo non sarà presente insieme ai suoi assessori. Che se ne vergogni e lo voglia far passare sotto traccia?

Il Comitato di Via Sinistra del Porto
Insieme ai 1.642 firmatari della petizione0