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nuovi guai

Minaccia un negoziante ricattato, agente della polizia Locale torna ai domiciliari

In foto: una Volante della polizia di Stato davanti al tribunale
una Volante della polizia di Stato davanti al tribunale
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 31 mar 2025 17:39 ~ ultimo agg. 1 apr 14:04
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Il prossimo 16 aprile dovrà comparire davanti al gip di Rimini, Vinicio Cantarini, per l’inizio del processo, con rito abbreviato, che lo vede imputato per concussione, ma nel frattempo il 53enne agente della polizia Locale dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia, difeso dagli avvocati Francesco Pisciotti e Massimiliano Giacumbo, è finito nuovamente agli arresti domiciliari, con braccialetto elettronico, per non aver rispettato il divieto di avvicinarsi alle parti offese, ovvero i titolari di attività commerciali della Valmarecchia ai quali avrebbe richiesto in maniera esplicita somme di denaro che sarebbero servite ad evitare controlli amministrativi. Il pubblico ufficiale, che nel frattempo era stato reintegrato a lavoro, ma in un Comune diverso da dove erano accaduti i fatti contestati, avrebbe minacciato, neanche tanto velatamente ma con un gesto inequivocabile, portandosi un dito al collo e mimando il taglio della gola, una delle parti offese del procedimento a suo carico.

Un’accusa che l’agente della polizia Locale respinge con forza, sostenendo di essere passato davanti all’attività della negoziante solo perché si trova sulla stessa strada che percorre ogni mattina per andare a lavoro, ma di non aver mai mimato alcun gesto intimidatorio. La sua posizione ad ogni modo si complica, soprattutto in vista dell’imminente processo che lo vede imputato per concussione. Il 53enne campano, residente a Rimini, stando all’accusa, avrebbe fatto credere alle vittime di aver rilevato irregolarità amministrative passibili di sanzioni. Sanzioni che potevano essere ignorate con il pagamento di qualche migliaio di euro.

In alcuni degli episodi contestati si sarebbe presentato in divisa e con l’auto di servizio, come confermerebbero i filmati dei sistemi di videosorveglianza acquisiti dalla Mobile, diretta dal commissario capo Marco Masia. Gli investigatori avevano anche effettuato una perquisizione nella sua abitazione. Sotto sequestro preventivo erano finite le somme di denaro presenti nel suo conto corrente ritenute profitto del reato di concussione, circa 16mila euro. Ai titolari delle attività, di nazionalità straniera, avrebbe fatto intendere anche di poter effettuare nei loro confronti ulteriori e futuri controlli, che però si potevano eludere corrispondendo somme di denaro. Sette in totale gli episodi di concussione contestati, di cui tre consumati. La scelta del rito abbreviato è condizionata alla produzione di una memoria difensiva sulla provenienza del denaro ritenuto dalla Procura il profitto del reato.