newsrimini.it

La tragedia di Capodanno a Verucchio. Una riflessione

Villa Verucchio @adriapress

L’editoriale della domenica

Prima di tutto una premessa, affronto questo delicatissimo tema perché mi è stato chiesto un parere, in funzione delle mie competenze in materia. L’argomento è complesso e sono tante le variabili, in estrema sintesi, così riassunto: “è possibile fermare un aggressore armato di coltello senza utilizzare armi letali?“. Affronterò l’argomento in generale, senza entrare in merito al caso specifico. La mia è un’analisi tecnica, finalizzata ad offrire al lettore, anche se inesperto in materia, i mezzi idonei per trarne delle conclusioni. Ciò premesso, tentare di disarmare un aggressore armato di coltello con tecniche di Difesa Personale, è cosa estremamente rischiosa e complessa, anche per gli specialisti del settore. In sostanza, è assai improbabile riuscire nell’impresa senza adeguata fisicità ed allenamenti specifici, costanti e reiterati nel tempo. Le tecniche non si inventano e rimane, comunque, un’elevatissima percentuale di rischio. Un’ulteriore possibilità, potrebbe derivare dall’utilizzo di strumenti non letali, certamente auspicabili, per motivi di carattere etico, civile e legale. Ovviamente, per mettere in atto tale auspicio, è necessaria la dotazione dei mezzi e la capacità di utilizzarli. Ne cito tre, anzi quattro. Il primo: “adeguati” spray antiaggressione. Il secondo: un Taser (insufficiente uno storditore elettrico, la differenza è sostanziale). Il terzo: un “Tonfa” (o bastone corto), unito ad una capacità di maneggio almeno di medio livello. Il quarto: l’apoteosi della civiltà in ambito difensivo, la dotazione di armi munizionabili con cartucce “less than lethal” (non letali), in grado di fermare l’aggressore, senza arrivare all’estremo epilogo. Sempre in generale, quando tutto questo non è fattibile per motivi vari, la colpa non è usualmente ascrivibile agli operatori, che anzi, spesso, diventano anch’essi vittime.
Spero di essere stato esaustivo nell’esposizione, senza entrare nello specifico del caso sopra indicato, la cui valutazione, spetta esclusivamente agli organi deputati dalla legge, dopo le indagini ed i rilievi dei periti incaricati. Aggiungo però una personale osservazione, non banale: oltre all’addestramento costante ed alle dotazioni auspicabili, sarebbe opportuno premiare il merito acquisito sul “campo”, a mio avviso, più importante dei Master o dei Titoli vari. L’operatività è il nucleo del lavoro, forse, non sempre retribuito in funzione alla rischiosità e complessità del quotidiano.

CARLO ALBERTO PARI

Exit mobile version