Il vescovo sulla confessione. Lo sguardo del sacerdote


Dopo una prima catechesi sulla confessione con lo sguardo di chi riceve il Sacramento, il Vescovo di Rimini Monsignor Nicolò Anselmi offre alla comunità ecclesiale una seconda testimonianza, questa volta come sacerdote confessore.
Il vescovo sulla confessione. Lo sguardo del sacerdote. sabato 1 marzo 2025
Di seguito il testo
Cari fratelli e sorelle,
la gioia del Giubileo mi stimola ad offrirvi una seconda testimonianza sul sacramento della Confessione, non più come penitente ma come sacerdote confessore. Fino ai 31 anni di età sono andato a confessarmi per ricevere dalla pazienza e dalla disponibilità di alcuni sacerdoti il perdono dei miei peccati, nel nome di Dio. Quando ho compiuto i 31 anni è iniziata per me una nuova vita, quella del sacerdote che continua ad andare a confessarsi, con regolarità, ma che dona ai fratelli il perdono di Dio; sono stato ordinato prete casualmente il giorno del mio 31º compleanno, il 9 maggio 1992, giorno della festa di San Nicola, mio santo protettore, a Bari: una bella coincidenza. Diventando prete ho avuto la possibilità di donare al popolo di Dio, con il permesso del vescovo diocesano, la grazia del sacramento dell’Eucarestia, e dei due sacramenti di guarigione, l’Unzione dei malati e della Confessione. Dopo l’ordinazione noi preti dobbiamo avere il permesso del vescovo per poter ricevere le confessioni dei fedeli ed anche per poter celebrare la santa Eucarestia; la necessità di essere autorizzati dal vescovo mi aveva molto colpito e, in quella occasione, capii quanto fosse importante la mia comunione con il mio vescovo di allora, il cardinale Giovanni Canestri, e con tutti i suoi successori. Oggi sono quindi prete da circa 33 anni. Anni bellissimi, pieni della presenza dello Spirito di Dio che mi ha accompagnato, protetto, guidato e, in molti casi, salvato. Durante questi anni ho cercato con passione, come ho potuto, giorno dopo giorno con i miei limiti, con alti a bassi, di donarmi con Gesù al Padre per il bene del popolo di Dio: giovani, bambini, anziani, malati, famiglie, migranti, poveri, adulti. Durante questi anni mi è capitato di organizzare e partecipare a pellegrinaggi, campi estivi, corsi di esercizi spirituali, veglie di preghiere, viaggi missionari, giornate mondiali della gioventù, accoglienze per persone bisognose, giochi, feste, celebrazioni; momenti bellissimi. Devo dire però che fra tutte le esperienze che ho vissuto, quelle che più mi hanno dato gioia sono quelle in cui mi sono sentito uno strumento nelle mani di Dio per la salvezza di qualcuno. Ogni Confessione è importante, è un ingresso nel mistero della bellezza interiore di una persona. In alcuni casi il Signore mi ha donato la grazia di vedere le lacrime di gioia di chi, dopo molti anni, si è sentito perdonato. Nella celebrazione del sacramento della Confessione si sente la bellezza dell’essere prete. Durante la celebrazione della Riconciliazione ho capito molte cose della vita. Negli anni ho incontrato uomini e donne con una grande delicatezza d’animo, una spiritualità profonda e grande. Molti penitenti mi hanno permesso di entrare nella straordinaria bellezza della loro vita interiore, nella fatica di tante sofferenze. Al termine di una bella confessione ho visto persone illuminarsi, cambiare espressione, ho incrociato occhi che si riaccendevano. Quando mi rendo disponibile a confessare il primo atteggiamento su cui cerco di impegnarmi è quello di far sentire la persona a proprio agio, amata da Dio Padre. La confessione non è un tribunale, è un essere a casa, avvolto da un caldo abbraccio. Talvolta mi sembra che le persone confessino in modo istintivo i propri errori. Si accusano di gesti gravi che forse non lo sono. Alcuni considerano peccati gravi quelli che invece sono cadute sulle nostre fragilità, ad esempio quelle legate alla sessualità o alla gola, alla rabbia. Per commettere un peccato bisogna fare un gesto sbagliato, sapere che è sbagliato e volerlo fare; ci vuole l’intenzione di fare una cosa cattiva, contro qualcuno, contro se stessi, contro Dio. Sono convinto che molte persone non hanno mai commesso un peccato grave in tutta la loro vita; non hanno mai voluto fare una cattiveria. È difficile commettere un peccato mortale, rifiutare totalmente Dio e il suo amore. È necessario sapere che Dio non si allontana mai definitivamente da noi, ci ama sempre e comunque. Spesso ricordo l’importanza della preghiera, di avere un rapporto vero con Gesù, quotidiano, la mattina per chiedere aiuto e la sera per ringraziare; invito le coppie di sposi o di fidanzati a pregare insieme Qualcuno si accorge di quello che avrebbe potuto fare per i poveri. Invito a superare l’indifferenza per chi soffre, ad essere generosi con chi è in difficoltà. Tante persone avvertono con sofferenza la propria incapacità di perdonare, si trascinano inutili sensi di colpa che nulla hanno a che fare con il Dio della misericordia che tutto perdona e rinnova. Fra le persone che vengono a confessarsi, alcune parlano direttamente con Gesù, chiedendo a lui il perdono e la pace; molte invece si rivolgono a me come ministro della Chiesa e quindi del corpo mistico di Gesù. Quando qualcuno chiede di confessarsi faccio di tutto per trovare tempo per farlo e con chi è in situazioni difficili cerco con lui e lo Spirito Santo tutte le strade possibili per riconciliarlo con Dio e con la Chiesa. Non dimenticherò mai le parole del Papa pronunciate alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, di fronte a milioni di giovani: Todos, todos, todos, tutti, tutti, tutti: Dio vuole riabbracciare tutti… la stessa parola che pronuncio durante la Consacrazione della Messa: il sangue versato per voi e per tutti…per tutti. Preghiamo uniti per la salute del Papa! Senza la celebrazione dei sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucarestia il senso della mia vita di prete, il motivo della mia vocazione, l’essere un pescatore di uomini forse svanirebbe. Molte persone si accostano al confessionale con paura, si vergognano; forse nessuno le ha aiutate a prepararsi bene, a sentire vicino l’affetto di Dio Padre. Paura e vergogna sono due leve ben conosciute al diavolo, le usa continuamente. Quando confesso il Signore mi aiuta a dimenticare tutto ciò che c’e’ intorno; cerco di far sentire alla persona che è di fronte a me che Dio è lì solo per lui; non ci deve essere fretta, nessun pensiero deve distrarmi. Come penitenza invito le persone a dire Signore, Cristo pietà, a fare un gesto di amore e a pregare. Spesso ricordo l’importanza della richiesta di perdono all’inizio della Santa Messa: confesso che ho molto peccato, in parole opere e omissioni, per mia colpa, mia grandissima colpa; parole forti e belle, vere, umili. Vorrei concludere questa mia riflessione ringraziando i fedeli che si confessano ed invitano altri a farlo. Grazie anche ai sacerdoti che sono disponibili a ricevere le confessioni, Nell’anno del Giubileo spero che questo sacramento recuperi la sua bellezza e la sua importanza nella vita delle persone e della Chiesa. Spero che il Giubileo sia un tempo di grazia anche per chi non è battezzato o non è cresimato. Spero in nuovi battesimi; il Battesimo è una nuova creazione, un dono grande. Spero anche in nuove ordinazioni, nuovi preti, nuovi diaconi, nuovi matrimoni, nuovi consacrati, nuovi santi.