L’Emilia Romagna non eccelle più per il suo sistema sanitario. Nel monitoraggio sui LEA, livelli essenziali di assistenza, realizzato dal ministero della Salute per il 2023 e anticipato da Il Sole 24 Ore non solo non è più al primo posto, dove è stata per diversi anni, ma esce anche dal podio, posizionandosi sul quarto gradino dopo Veneto, Toscana e Provincia Autonoma di Trento. In coda alla classifica, la Calabria, preceduta da Valle d’Aosta, Sicilia, Abruzzo e Basilicata.
L’analisi ogni anno monitora qualità e quantità delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è chiamato a erogare in modo gratuito e omogeneo da nord a sud del paese. Nel 2023 solo tredici regioni hanno raggiunto la sufficienza nelle tre macro aree valutate: prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera. Il Veneto, con un media di 96 punti (su una scala di 100) e un punteggio complessivo di 288 scalza dalla cima della classifica l’Emilia-Romagna che si ferma a 278 punti e una media di 92,6. Il calo di 2,4 punti e un brusco abbassamento del punteggio per l’assistenza territoriale (89 su 100) fa perdere ben tre posizioni. Ottimi invece gli altri due indicatori: 97 per la prevenzione e 92 per le cure ospedaliere.
Ma l’assistenza distrettuale risulta un nervo scoperto in molte altre regioni. Nel 2023 si aspettava di osservare i primi effetti dell’adozione del decreto ministeriale 77 del 2022, decreto che prevedeva la messa a terra dei finanziamenti del Pnrr per il rilancio del territorio, a partire dalle Case e Ospedali di Comunità, i Cot, centri operativi territoriali e l’assistenza domiciliare integrata. I dati sembrano invece mostrare che il problema principale sia proprio l’assistenza territoriale che aveva rivelato tutte le sue fragilità durante il covid. In Emilia Romagna molte delle nuove realtà sono ancora in progettazione e in costruzione e ancora non hanno portato a miglioramenti in classifica su questo versante.