Quattrocentomila euro da liquidare a favore di Claudio Tucci, padre di Giuseppe, il 34enne vigile del fuoco in servizio a Rimini, ucciso dai pugni sferrati dal buttafuori del Frontemare Klajdi Mjeshtri, dopo una lite avvenuta per futili motivi all’esterno del locale di Miramare l’11 giugno 2023. E’ l’ammontare del risarcimento disposto dal gip di Rimini, Vinicio Cantarini, che compare nelle 50 pagine di motivazioni della sentenza di condanna di primo grado, con rito abbreviato, a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale aggravato dalla minorata difesa. Per gli altri familiari della vittima, la madre e la sorella di Tucci (assistiti dall’avvocato Marco Ditroia), la compagna e il figlio minorenne (rappresentati dall’avvocato Marco Ferri) inizierà ora una battaglia legale in sede civile, con conseguente richiesta di risarcimento vicina al milione di euro. Il locale Frontemare, mero spettatore nel processo penale, rappresentato dagli avvocati Francesco Pisciotti e Giovanni Marcolini, ha chiamato in causa la compagnia assicurativa dando scarico all’agenzia di riferimento, che si costituirà nel processo civile.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il gip si sofferma in particolar modo sulle testimonianze fornite da altri due addetti alla sicurezza del locale e da un amico di Mjeshtri. I tre, secondo il giudice, avrebbe reso “versioni non esattamente sovrapponibili ed, in parte, contrastanti tra loro”. L’imputato, stando alla ricostruzione del gip, avrebbe colpito Tucci con 4-5 pugni senza però accanirsi sulla vittima una volta caduta a terra. Sulla base dei riscontri scientifici e sulle testimonianze, per il giudice Mjeshtri non poteva prevedere che dalle sue azioni potesse scaturire la morte di Tucci. Da qui la conclusione che il reato più aderente a quanto accaduto non fosse l’omicidio volontario bensì quello preterintenzionale. I difensori dell’imputato, gli avvocati Massimiliano Orrù e Piero Ippoliti, probabilmente non ricorreranno in Appello, mentre i genitori di Tucci non hanno ancora deciso se affrontare o meno il secondo grado di giudizio.