Circa 250 chili di cocaina e 40 di hashish sequestrati per un valore di 8 milioni di euro. Recuperati orologi di lusso, preziosi, monili in oro e vestiti firmati per 800mila euro. Sono solo alcuni dei numeri da capogiro dell’indagine coordinata dal sostituto procuratore di Rimini, Davide Ercolani, ed eseguita dalla sezione Operativa dei carabinieri di Riccione, che dal marzo 2024 ad oggi ha portato all’arresto di 61 persone, per lo più di nazionalità albanese, che vivono o sono transitate per brevi periodi in Emilia Romagna, soprattutto in provincia di Rimini. Veri e propri imprenditori del crimine, secondo il gip di Rimini Raffaella Ceccarelli, che ha firmato la corposa ordinanza di custodia cautelare.
Da una parte c’erano i ladri d’appartamento, dall’altra i trafficanti di stupefacenti. Spesso il provento dei furti in abitazione veniva reinvestito nell’acquisto della cocaina, che arrivava via terra o via mare dall’Albania per poi essere smerciata e venduta non solo in provincia di Rimini, ma su tutto il territorio nazionale. Le indagini hanno potuto appurare un frequente turnover di spacciatori, con la droga che veniva venduta all’ingrosso o al dettaglio. Per movimentarla venivano usate delle auto con speciali doppifondi con sistemi idraulici di apertura e chiusura.
Almeno venti, invece, i colpi in abitazione tentati o consumati, per lo più a Rimini e Riccione, ma alcuni anche a Misano, Coriano, San Giovanni in Marignano, Cesena e Sogliano al Rubicone. Tra quelli commessi dal gruppo di albanesi, spesso armati, rientrerebbe anche quello di fine dicembre nell’appartamento di Pierina Paganelli. E’ emersa poi, nell’unico episodio di rapina, avvenuto a inizio agosto a Rimini, la compiacenza di un appuntato scelto dei carabinieri in servizio nel capoluogo. Il 60enne, che attualmente si trova in carcere, è accusato di aver indicato ai predoni albanesi un amico da rapinare. La vittima, mentre rientrava a casa, fu aggredita in garage da due uomini incappucciati, poi fuggiti col bottino, un prezioso Rolex da 45mila euro, rivenduto in Albania. Il militare dell’Arma, stando alle indagini bisognoso di soldi, in cambio avrebbe ricevuto una parte del profitto, circa 4mila euro. Ad incastrarlo le intercettazioni telefoniche con la compagna, finita agli arresti domiciliari.