"Specialmente in Gennaio 2025": l'11 gennaio in Piazza Cavour per ricordare De Andrè
Se n’è andato l’11 gennaio 1999, ma la musica e soprattutto l’impatto nella cultura di massa di Fabrizio De Andrè restano indelebili. Per ricordare il cantautore genovese a 26 anni dalla sua scomparsa, torna l’evento ideato da Davide Lotti e Samuele Zerbini aperto a chiunque volesse partecipare l’11 gennaio alle 19 in Piazza Cavour alla Vecchia Pescheria con voce e chitarre per cantare i successi immortali del cantautore. Questo l’invito degli organizzatori:
“Il tempo che passa e allunga la distanza, e per acchiapparlo e riavvicinare i lembi dello strappo si fa qualcosa. Si cura il tempo con dell’altro tempo – il nostro- per rivedersi, fare qualcosa, agitarsi, nell’illusione che il tempo non sia passato invano, e che si possa fingere che non sia passato affatto. Il nostro incontro invece ha più a che fare con lo spazio, gli spazi. E con le persone. Curiamo la nostalgia riducendo le nostre distanze. Di anno in anno, da un anno all’altro – come va? ciao, come stai, ancora qui quest’anno eh, l’anno scorso era freddo vero?- e ripercorriamo le parole, le musiche, le canzoni che in un tempo imprecisato, ma che era un tempo bellissimo, ci hanno fatto crescere, amare, piangere. Chissà Faber che ne dice, che ne direbbe. Ad esempio un anno, uno dei primi, Sandrino veniva e a tutti i costi voleva cantare Lucio Battisti. Io gli spiegavo che no, che eravamo qui per Fabrizio. Noi attaccavamo Il Pescatore, e lui ” Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi”. Noi intonavamo Andrea, e lui “Dieci ragazze per me, posson bastare…”.
Un’altra volta Bubi ci ha portato del vino. Credo fosse il primo anno, venticinque anni fa. Poi sempre Bubi qualche volta fa piangeva come un vitello e bestemmiava, bestemmiava e piangeva, e diceva “questa è poesia, non come la robaccia che danno ora” e piangeva e si consolava con noi. Anche stasera noi cantiamo le sue canzoni, ostinati e contrari al tempo che se ne va e ci porta via, e vogliamo che si fermi con noi, anche al rischio di vederlo come un rame ad imbrunire sul muro.