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Calato dall'alto

Sicurezza, anche Confcommercio contro il decreto Piantedosi. Indino: increduli

In foto: Gianni Indino Pres. Confcommercio Rimini
Gianni Indino Pres. Confcommercio Rimini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 27 gen 2025 15:14
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Dopo Confesercenti (vedi notizia), anche Confcommercio si scaglia contro il decreto del ministro Piantedosi con le linee guida per prevenire situazioni di pericolo negli esercizi pubblici. Il presidente provinciale Gianni Indino si definisce “incredulo” e spiega che il documento, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, “non può essere accettato dagli imprenditori del settore, chiamati di fatto a preoccuparsi dell’ordine e della sicurezza pubblica“. Il decreto prevede che i gestori (in maniera volontaria e senza obblighi) installino, a spese proprie, videocamere di sorveglianza, garantiscano un’illuminazione adeguata in tutta l’area dell’attività e appendano all’interno del locale un “codice di condotta” con le regole che i clienti devono rispettare. In cambio potranno evitare la chiusura automatica del locale, o la sospensione delle licenze, in caso di risse e disordini di vario genere. Il timore di Indino e degli associati però è legato al “rischio che da un provvedimento su base volontaria si arrivi a responsabilità, costi e sanzioni reali per gli imprenditori del settore, su cui vengono spostate responsabilità di ordine pubblico in capo alle forze dell’ordine“. La seconda preoccupazione sollevata dal presidente di Confcommercio è proprio il mancato coinvolgimento della prima associazione di rappresentanza del settore dei pubblici esercizi. “Per gli imprenditori la lista degli adempimenti in questo Decreto è lunghissima – spiega – e presenta alcuni passaggi penalizzanti e rischiosi per chi fa impresa. Da presidente regionale del SILB, mi ricorda una spada di Damocle che vivono ogni giorno i gestori di discoteche e locali da ballo a causa dell’articolo 100 del TULPS, un provvedimento anacronistico, che il SILB-Fipe, l’associazione sindacale dei locali di intrattenimento notturno, contrasta da tempo ad ogni livello perché si pone in capo alle imprese la responsabilità di fatti criminosi che avvengono anche fuori dai locali e che per questo subiscono pesanti sanzioni e chiusure“.
Un barista, un ristoratore, un gestore di qualsivoglia pubblico esercizio – aggiunge Indino – deve preoccuparsi di fare bene il proprio lavoro, in modo coscienzioso, in sicurezza e tranquillità e non con l’ansia di doversi sostituire a chi deve vigilare sull’ordine pubblico. Installare a proprio carico sistemi di videosorveglianza, fare rispettare il Codice di comportamento ai clienti, riprendere le vie di accesso e le uscite di sicurezza del locale, assicurare l’identificazione dei minori o ancora segnalare ogni circostanza che possa determinare turbative o riflessi negativi per l’ordine e la sicurezza pubblica non sono prerogative di un imprenditore.” Indino ribadisce la volontà di garantire massima collaborazione con le forze dell’ordine e le istituzioni, come provato anche dai numerosi Protocolli d’intesa firmati a livello nazionale e territoriale, ma sottolinea che non possono essere gli imprenditori ad accollarsi responsabilità dello Stato. Bene, spiega il presidente, le precisazioni arrivate dal Ministero ma non può comunque essere accettato un provvedimento calato dall’alto. “Auspichiamo venga convocato un tavolo di lavoro per chiarire modalità e ambiti di queste linee guida, evitando che responsabilità non proprie dell’attività di pubblico esercizio ricadano sulle imprese” conclude Indino.