Dopo il Tar nell’ottobre 2022, anche il Consiglio di Stato ha dato ragione al comune di Rimini nella querelle con l’associazione Pro Vita & Famiglia sui manifesti della campagna contro la pillola abortiva che veniva associata all’idea di veleno. Palazzo Garampi ne vietò l’affissione con una delibera di giunta del 15 dicembre 2020. I manifesti ritraevano l’immagine di una donna stesa per terra, apparentemente priva di coscienza o addormentata con una mela rossa accanto (rievocando la favola di Biancaneve), accompagnata dalle scritte: “Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva RU486”. Contro la decisione del comune scattò il ricorso da parte dell’associazione, prima al Tar e poi al Consiglio di Stato. Quest’ultimo, nella sentenza pubblicata il 17 gennaio, conferma di fatto le ragioni del comune e le conclusioni del Tar secondo cui “la delibera di giunta risulta pertanto dotata di chiara e congrua motivazione che in alcun modo risulta violare la libertà di manifestazione del pensiero tutelata dalla Carta Costituzionale e dalla giurisprudenza CEDU, limitandosi essa a non consentire l’affissione di manifesti il cui contenuto risultava oggettivamente non veritiero e suscettibile di condizionare in modo fuorviante e ingannevole (equiparandolo ad un veleno) l’utilizzo di un farmaco regolarmente approvato dalle competenti Autorità sanitarie. Tale considerazione risulta specificamente confermata dalla circostanza che il Comune di Rimini ha regolarmente consentito l’affissione dei manifesti che l’Associazione Pro vita ha successivamente commissionato, previa eliminazione del messaggio che equiparava il farmaco RU 486 ad un veleno”.
Soddisfazione viene espressa da parte dell’amministrazione riminese in quanto “prima il Tar e quindi il Consiglio di Stato hanno riconosciuto le ragioni dell’ente pubblico nei confronti di un messaggio scientificamente infondato e fuorviante. L’intervento del Comune di Rimini è stato dunque pienamente giustificato”.