Ha investito un’anziana e l’ha caricata in auto inscenando un salvataggio con l’aiuto di un suo dipendente. Un 48enne siciliano, residente a Rimini, e il dipendente che lo aiutò, un 66enne riminese, sono stati rinviati a giudizio e il 20 febbraio compariranno davanti al tribunale di Rimini per l’inizio del processo. Devono rispondere il primo di lesioni personali stradali gravissime, aggravate dall’avere la patente revocata, fuga del conducente e frode processuale; il secondo invece di favoreggiamento personale. Entrambi sono difesi dall’avvocato Nicola De Curtis.
Parte offesa di questa incredibile vicenda è una 76enne riminese costituitasi parte civile attraverso gli avvocati Marco e Monica Lunedei. La vittima, integralmente risarcita insieme ai suoi familiari dall’assicurazione dell’autovettura (noleggiata sotto falso nome dall’investitore, che aveva la patente revocata da 10 anni), il 6 ottobre del 2021 fu investita da una Citroen C5 sulle strisce pedonali a Rimini, in viale della Repubblica, mentre attraversava la strada portando a mano la bicicletta. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Rimini, che ha coordinato le complesse indagini svolte dalla polizia di Stato, l’autore dell’investimento, il 48enne siciliano, sarebbe stato colui che ha trascinato di peso e caricato nella sua auto l’anziana ferita per poi darsi alla fuga. Con la complicità del 66enne avrebbe inscenato un salvataggio e infine escogitato una falsa ricostruzione dei fatti.
In pratica, stando al racconto del 48enne, l’anziana vagava in stato confusionale nella zona di viale Pascoli quando nella tarda mattinata del 6 ottobre lui l’avrebbe avvicinata, soccorsa e, con l’aiuto di un dipendente, arrivato in viale Pascoli con un furgone da lavoro, trasportata insieme alla bici nella sua abitazione. La 75enne, seppur ferita in maniera seria e sotto choc, riuscì a chiamare il figlio dal proprio cellulare per chiedere aiuto, comunicando di essere stata investita e poi rapita. Una telefonata durata pochi secondi, sufficienti però per permettere ai carabinieri di localizzare la donna. Che, una volta rintracciata, fu subito affidata alla cure del 118, mentre il 48enne siciliano forniva ai militari dell’Arma la sua versione alternativa dei fatti, apparsa da subito poco credibile.
L’esposto, presentato in Procura dagli avvocati Lunedei ha permesso di avviare delle indagini certosine. Grazie all’individuazione di svariati testimoni oculari, all’acquisizione dei filmati di videosorveglianza della zona in cui si era verificato l’investimento e all’autorizzazione delle intercettazioni, gli investigatori della questura di Rimini hanno ottenuto le prove sufficienti per risalire al 48enne e all’amico cha l’avrebbe aiutato a depistare le indagini.
Come ricostruito dall’accusa, la Citroen C5 condotta dal siciliano avrebbe superato a forte velocità alcune auto ferme all’altezza del passaggio pedonale e centrato sulle strisce la donna, che dopo aver infranto il parabrezza dell’auto fu scaraventata sull’asfalto priva di conoscenza. L’investitore a quel punto sarebbe sceso e l’avrebbe caricata in auto. Dopo poco, un uomo in scooter sarebbe tornato sul luogo del sinistro e avrebbe fatto sparire anche la bici dell’anziana. Una scena, questa, immortalata dalla telecamere. La donna investita, al termine di un calvario clinico durato 7 mesi e dopo aver subìto molteplici interventi, ha riportato una prognosi superiore a 120 giorni. Gli è stata inoltre riconosciuta un’invalidità permanente pari all’80%, sulla base della quale è stata avanzata una richiesta risarcitoria che ha superato il milione di euro.