I rischi dell'azzardo. I richiami al Governo: non smantelli prevenzione
I dati diffusi ieri dalla ricerca “Pane e azzardo 2” elaborata da Cgil, Federconsumatori, ISSCON e Regione (vedi notizia) testimoniano come l’azzardo e i suoi rischi siano un tema quanto mai critico per l’Emilia Romagna. E ci sono voci che chiamano in causa le responsabilità del Governo.
Cristian Tamagnini, presidente e referente per la Rete Gap della Cooperativa Sociale Cento Fiori, parla del gioco d’azzardo fisico nella provincia di Rimini: «Sono nove miliardi che grondano malattie, disperazione, dolore e talvolta persino sangue. Come ha recentemente proposto Federconsumatori in un convegno, è ora di aggiornare le statistiche sul gioco d’azzardo regionale e aggiungere una colonna al bilancio sempre più positivo degli introiti dello Stato sul gioco fisico. Ovvero, mettere accanto la colonna delle uscite e delle pesanti ricadute che il gioco d’azzardo patologico sta sempre più caricando sui sistemi sanitario e assistenziale, sulle famiglie, sulle persone deboli e fragili, sulla società e infine sullo Stato».
E’ di poche ore fa la presentazione del report ‘Pane e azzardo 2’ realizzato da Cgil e Federconsumatori Emilia-Romagna, insieme all’istituto di studi sul consumo Isscon e alla Regione Emilia- Romagna. Ma è di diversi anni il lavoro di sensibilizzazione, prevenzione e sostegno ai malati di ludopatia che sul territorio Ausl Romagna e Rete Gap – cooperative sociali e associazioni di volontariato quali Comunità Papa Giovanni XXIII (capofila), Millepiedi, Cento Fiori, Alcantara, Parkinson in Rete e Il Gesto – portano avanti con incontri e sportelli di ascolto. «Un lavoro in sinergia di pubblico e privato sociale perché il gioco d’azzardo legale non sia solo un affare per le entrate dello Stato – 727 milioni solo in provincia – ma si riveli per quel che è, un’arma a doppio taglio che da una parte incassa denaro e dall’altra colpisce le fasce più deboli della popolazione facendo leva sulla speranza o sulla loro malattia», dice Cristian Tamagnini.
«Nei momenti di crisi il gioco si impenna, quest’anno siamo oltre il 10% in più. Male. Ma non continuiamo a guardarlo come un “vizio” individuale, cominciamo a guardarlo come un malanno sociale e cominciamo a mettere, accanto alle entrate, una colonna delle uscite: quanto pesa sulle famiglie, sui malati di Parkinson che spesso restano vittime della ludopatia? Quanto vale la fatica di assistere i loro cari, il loro dolore, la disperazione delle famiglie di ludopatici? Quanto valgono le spese che sostiene il sistema sanitario locale per strappare i malati di gioco al rito quotidiano della grattata? E, infine, quanto vale la vita di una persona che nella disperazione si gioca la sua stessa esistenza?»
Per Emanuele Cavallaro, Sindaco di Rubiera e Coordinatore tematico promozione della legalità e lotta al gioco d’azzardo di ANCI Emilia-Romagna, “i dati dimostrano il peggioramento di un fenomeno che i comuni dell’Emilia-Romagna denunciano come drammatico. I 9,5 miliardi di spesa in gioco d’azzardo sul territorio regionale sono una enorme ferita per le comunità che amministriamo. Si tratta di una gigantesca fonte di entrata per i concessionari e per lo Stato – il banco vince sempre – e di una enorme uscita per il welfare e la sanità locali, che devono invece curare e sostenere le famiglie dilaniate dalla ludopatia che, lo ricordiamo, è scientificamente una malattia e non una cattiva abitudine. Nella battaglia contro il gioco d’azzardo, i sindaci si sentono spesso istituzionalmente soli: in forza della bella legge fatta dalla Regione Emilia-Romagna, i Comuni si impegnano a chiudere o allontanare sale gioco dai luoghi sensibili, impegnandosi a mani nude in ricorsi e battaglie legali che, per quanto legittime, dimostrano la lacunosità delle norme statali. Peggio è poi sapere che in questo momento, in Parlamento, giace una proposta di riforma del gioco d’azzardo fisico che annulla le leggi regionali, toglie ai sindaci la possibilità – costituzionalmente dimostrata nei casi appropriati – di stabilire gli orari di apertura delle sale, diminuisce i “punti sensibili” da rispettare: con la scusa di “armonizzare” si finirà per fare aprire innumerevoli nuove sale scommesse. Un provvedimento su cui è necessario, semplicemente, invertire la rotta: anche in forza dei numeri in crescita del fenomeno non solo nella nostra Regione. Rivolgiamo in questo senso un appello accorato a tutti i parlamentari emiliano-romagnoli. Anci, insieme a tante altre associazioni e soggetti del terzo settore, è promotore della campagna “Mettiamoci in gioco” che chiede al Parlamento di ripensare a questi provvedimenti. E’ insopportabile il sospetto che lo Stato voglia fare cassa sulle miserie delle dipendenze. Se si tornasse a giocare solo al lotto ed al totocalcio, forse negli uffici dei sindaci arriverebbero meno disperati in cerca d’aiuto”.
Il senatore riminese del Movimento 5 Stelle Marco Croatti parla addirittura di un “governo di biscazzieri” che ha smantellato l’impegno per la prevenzione e che “continua a scommettere sul futuro dei nostri giovani, ad alimentare la piaga dell’azzardopatia che nel nostro Paese e nella nostra regione ha costi sociali sempre più drammatici, a rendere schiave del gioco le persone più deboli e fragili”
“I dati evidenziati dal report sono la logica conseguenza di una politica sfacciatamente a favore della potente lobby delle scommesse portata avanti dal governo Meloni fin dal primo giorno del suo insediamento. Ne è conferma anche la recente riforma dell’azzardo fisico voluta dal ministero dell’economia che prosegue l’incessante opera di smantellamento di tutte le tutele contro il gioco d’azzardo, molte delle quali volute dal M5S e contenute nel decreto Dignità del 2018. Nelle mire del governo ora è finito anche il distanziometro, un deterrente introdotto per impedire la presenza di sale gioco vicino a luoghi sensibili frequentati da giovani e bambini e misura fondamentale nella prevenzione del gioco patologico nelle nostre città. Intanto è stato cancellato anche l’Osservatorio nazionale per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e nella legge di Bilancio 2025 è stato tagliato il fondo vincolato per gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo del gioco d’azzardo.
Gli effetti di questa vergognosa azione politica – conclude Croatti – sono evidenti in Emilia-Romagna e a Rimini con numeri che sono sempre più allarmanti: soltanto nella nostra regione vengono giocati d’azzardo 9,5 miliardi di euro all’anno. Una cifra mostruosa mentre sono incalcolabili i costi sociali.” .