Danni alluvione: incertezza delle imprese agricole romagnole in attesa degli indennizzi
Denunciano incertezza nel 2025 le imprese agricole romagnole. Nonostante il via libera dell’Unione Europea allo sgravio del 68% dei contributi all’INPS e all’INAIL per i dipendenti a favore dei datori di lavoro agricoli dei territori alluvionati nel 2023, la situazione è ancora molto nebulosa per quanto riguarda gli indennizzi promessi alle aziende colpite. La posizione di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini:
“L’ANNO INIZIA CON LE IMPRESE ANCORA IN ATTESA DEGLI INDENNIZZI. BASTA TERGIVERSARE” E’ un 2025 che parte con tante incertezze e poche conferme per le imprese agricole romagnole, che portano ancora i segni delle ripetute alluvioni. Lo ricorda Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini sottolineando che finalmente è arrivato dall’Unione Europea il via libera allo sgravio del 68% dei contributi dovuti all’Inps e all’Inail per i dipendenti a favore dei datori di lavoro agricoli dei territori alluvionati nel 2023, un esonero contributivo per cui l’organizzazione si era impegnata a fondo. Ma per una questione che si risolve positivamente, ce ne sono altre che restano ferme al palo per le imprese agricole danneggiate dall’alluvione.
“Con l’insediamento del nuovo Commissario per la ricostruzione Fabrizio Curcio confidiamo che ci sia un’accelerazione anche per gli indennizzi al settore primario, anche se le partite più rilevanti per il nostro mondo non sono gestite direttamente dalla struttura commissariale ma sono state demandate ad AgriCat, all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura e alla Regione Emilia-Romagna – rimarca Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini -. Le erogazioni di AgriCat, sia per l’alluvione che per le altre avversità catastrofali del 2023, sono state sospese dopo che sono emersi errori commessi da AgriCat stesso nella valutazione dei danni: nonostante ci fossero i bollettini di campagna delle compagnie assicurative che certificavano i danni, AgriCat aveva rigettato le richieste. Noi ci siamo subito attivati per contestare questo modus operandi e AgriCat aveva comunicato di aver avviato ulteriori indagini: ma i tempi si sono dilatati e gli agricoltori restano ancora senza soldi. Lo stesso vale per tutti i contributi alla zootecnia dal 2018 a oggi, mentre è leggermente diverso il discorso il settore vegetale, i cui contributi sono passati dal 70% al 30% attuale. Si tratta di uno scenario che non aiuta nemmeno ad assicurarsi per chi lavora a cielo aperto, considerati i costi sempre più elevati e su cui servirebbe una riforma.
Ecco perché bisogna smettere di tergiversare – continua la nota – ne va della tenuta del settore e della sua competitività. Siamo convinti che l’agricoltura possa essere un comparto trainante per il nostro territorio, per l’Italia e per l’Europa, ma come ha ribadito il nostro presidente nazionale Massimiliano Giansanti è arrivato il momento di decidere cosa essere, se vaso di ferro o di coccio – conclude Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini -. E la politica ci deve dare la visione dello sviluppo del settore”