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Cresce gioco d’azzardo in Regione. Report CGIL-Federconsumatori’: fotografia allarmante

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Cresce il gioco d’azzardo in Emilia-Romagna. Lo confermano i dati del report ‘Pane e azzardo 2’ realizzato da Cgil e Federconsumatori Emilia-Romagna, insieme all’istituto di studi sul consumo Isscon e alla Regione, presentato oggi a Bologna. Nel report si parla di città in “crisi d’azzardo”.

I giocatori d’azzardo sono cambiati. Oggi c’è il supergiocatore: colui o colei che gioca sia sulle piattaforme online sia nelle sale fisiche. Nei suoi piani c’è l’illusione di una vincita in grado di risolvere in un colpo solo i propri problemi economici. Il report ‘Pane e azzardo 2: numeri e problemi in Emilia-Romagna’, curato da Cgil, Federconsumatori, Campagna Mettiamoci in gioco e Fondazione Isscon, scatta una fotografia allarmante. Nel 2023 gli emiliano-romagnoli hanno giocato d’azzardo 9,5 miliardi (quasi il 7% in più rispetto all’anno precedente) l’80% dei costi sostenuti per nutrirsi, e ne hanno persi 1,53, il reddito netto di 100mila lavoratori. I conti attivi in Emilia-Romagna sono quasi 890mila, ciascuno scommette 420 euro al mese.

Il gioco online cresce senza freni e ammonta a 4,48 miliardi di euro, due volte e mezzo il valore registrato nel 2019, con una giocata media procapite di 1.400 euro. Le slot rappresentano il 60% del gioco fisico in regione, seguite dai ‘gratta e vinci’ (19,4%) e da lotto-superenalotto (10,3%). Online, invece, vanno per la maggiore i giochi di abilità come carte, slot e casinò, seguiti dalle scommesse sportive. E il trend vede il gioco online superare quello fisico nell’arco dei prossimi due anni. Guardando alle singole province dell’Emilia Romagna Bologna registra la maggior quota di gioco (2,25 miliardi nel 2023), seguita da Modena, Reggio Emilia, Parma, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini (727 milioni), Piacenza e Ferrara con alcune realtà che superano la media nazionale, con quasi 3.000 euro pro capite di raccolta dal gioco.

La maglia nera regionale va a Zola Predosa, con una spesa media procapite di 7.837 euro, e Calderara di Reno (5.512 euro). A trainare i numeri di questi due comuni del bolognese è un gioco online che si chiama Betting Exchange, in cui gli stessi giocatori fanno da banco: a livello regionale pesa il 4,2% dell’online, mentre a Zola e Calderara segna rispettivamente il 47% e il 78%.

Tra i Sette Comuni con un valore medio di spesa tra 4.000 e 5.000 euro ci sono Cesenatico, Misano Adriatico, San Giovanni in Marignano, dati che però potrebbero essere influenzati dal movimento turistico.

L’allarme per i giochi da remoto è duplice. Da un lato, poter giocare a qualsiasi ora rischia di fare ancora più danni alle persone. Dall’altro, il timore è che i dati sull’online siano il campanello di flussi di riciclaggio dei proventi di attività illecite. Questo anche grazie al fatto che il banco online è particolarmente generoso coi giocatori: trattiene il 5% della spesa, contro il 25-26% del fisico. E proprio il Betting Exchange “è una modalità di gioco considerata tra le più infiltrabili dalla commissione antimafia”, rileva Massimo Masetti di Avviso pubblico.

A livello nazionale, il volume lordo del giocato in Italia nel 2023 è aumentato del 10,2% rispetto al 2022, arrivando a sfiorare i 150 miliardi di euro, di cui poco più di 82 miliardi vengono dal gioco online. Per il 2024 si stima di arrivare a toccare i 160 miliardi di euro, di cui il 57% derivanti dall’online. L’incremento del gioco da remoto, tra l’altro, porta a una riduzione delle entrate erariali perché la tassazione per l’online è più bassa.

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