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progetto riminese

Con il programma OPAT risparmiate 1400 giornate di degenza ospedaliera

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 14 gen 2025 15:07
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Un approccio terapeutico che consente ai pazienti che hanno bisogno di antibiotici per via endovenosa di vederseli somministrati senza la necessità di rimanere ricoverati. E’ l’Opat, un modello che da un anno a questa parte viene sperimentato nell’ambito riminese dell’Ausl Romagna e che coinvolge 183 sanitari dell’U.O. Malattie Infettive, l’U.O. Cure Primarie, le Direzioni Mediche di Presidio e la Direzione Infermieristica e Tecnica, la Farmacia e il Rischio Clinico. Sono già un centinaio i pazienti che ne hanno fruito, con circa 1400 giornate di degenza risparmiate. E ideale per i malati stabili dal punto di vista clinico ed affetti da infezioni che richiedono cure prolungate ed endovenose, come osteomieliti, endocarditi, infezioni da germi resistenti ai comuni antibiotici. Le infusioni terapeutiche sono garantite sette giorni su sette, sia in ambito domiciliare che in punti territoriali diffusi nei distretti di Rimini e Riccione (Day Hospital Malattie Infettive Ospedale Infermi e nei CAU di Rimini, Novafeltria, Bellaria, Santarcangelo e Cattolica). Si apre un contratto di assistenza domiciliare con il medico di medicina generale, che quindi insieme all’infermiere garantisce un approccio integrato di equipe multi-professionale.

Il programma, su cui è stato fatto un primo bilancio, prevede la presenza di un team di lavoro, costituito dal medico specialista, l’infermiere e il farmacista. I benefici sono sia per il paziente che non è costretto all’ospedale e riduce l’esposizione ad altre infezioni, sia per le strutture sanitarie che vedono liberarsi posti.

Tra le innovazioni tecnologiche che hanno permesso l’OPAT un ruolo determinante è stato svolto dai cateteri venosi – afferma Cristina Fabbri, Direttore della Direzione Infermieristica e Tecnica ambito Rimini – La possibilità di impiantare, da parte del personale infermieristico, cateteri (centrali e periferici) attraverso i quali il paziente possa
completare a domicilio il proprio ciclo di terapia antibiotica è fondamentale

Ad oggi, nel primo anno di vita di questo percorso OPAT, la forte integrazione con i colleghi territoriali (MMG, infermieri degli ambulatori territoriali, servizio ADI) ci ha consentito di trattare oltre 100 pazienti – spiega la dottoressa Ilaria Contadini (U.O. Malattie Infettive), che coordina il gruppo di lavoro – con risultati eccellenti in termini di guarigione clinica, sicurezza e di soddisfazione dei pazienti. Il 37% sono stati gestiti in assistenza domiciliare e il restante 63% nelle apposite strutture territoriali. Sono state risparmiate circa 1400 giornate di degenza. Si tenga presente che un solo giorno di degenza in una U.O. di Malattie Infettive costa mediamente intorno ai 500 euro”.
In particolare sono state trattate infezioni delle vie urinarie (44% dei casi), infezioni ossee e articolari (osteomieliti, spondilodisciti, artriti e infezioni protesiche, per un totale del 21%
dei pazienti), endocarditi infettive (15%), batteriemie (9%) e altre infezioni (9%). Questo significa che il 29% dei pazienti era seguito dalle Malattie Infettive e il restante 71% dagli
altri reparti ospedalieri.

Tra i prossimi passi da compiere una maggiore sensibilizzazione di medici ospedalieri e territoriali per offrire il percorso OPAT ad un maggior numero di pazienti.
Il nostro obiettivo è ampliare il programma OPAT, integrandolo ulteriormente nella rete sanitaria aziendale e raggiugendo in modo condiviso gli altri ambiti di Ravenna, Forlì e
Cesena”, sottolinea il dottor Carlo Biagetti, Direttore della UOC Malattie Infettive Rimini e Direttore del Programma aziendale Rischio infettivo e stewardship antimicrobica.
Il progetto OPAT rappresenta un modello di cura innovativo, iniziato in maniera sperimentale a Rimini e che verrà esteso agli altri territori dell’Ausl Romagna” puntualizza la Direttrice Sanitaria di Ausl Romagna, Francesca Bravi.