Chirurgo assolto per tentata truffa, ma dovrà risarcire la paziente
Assolto in quanto il reato a lui contestato – tentata truffa – è stato ritenuto non punibile per la particolare tenuità del fatto. Un noto chirurgo ortopedico riminese, di 71 anni, dovrà però risarcire il danno morale patito dalla parte civile, una paziente di 46 anni, pari a 5mila euro, oltre al pagamento delle spese legali. E’ la sentenza di primo grado emessa dal giudice monocratico del tribunale di Rimini, dopo che anche la Procura aveva chiesto l’assoluzione del professionista.
I fatti oggetto del processo ebbero inizio nel 2018, quando la donna decise di rivolgersi al luminare a causa di forti dolori al polso sinistro che la tormentavano da tempo. La paziente si sottopose, in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, ad un intervento di artropatia presso un ospedale privato del territorio a seguito del quale sarebbe emersa la presenza di gravi lesioni ai legamenti del polso. Il chirurgo, quindi, avrebbe consigliato alla 46enne un secondo intervento più invasivo per migliorare le sue condizioni di salute. E’ a questo punto che sarebbero iniziati i problemi. Infatti, mentre la paziente ha sempre sostenuto che il chirurgo affermò l’impossibilità di effettuare l’intervento in regime di convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale perché troppo costoso, il professionista ha invece continuato a ribadire che, trattandosi di un’operazione complessa e dal costo elevato, veniva da lui eseguita solo in regime privatistico poiché “era notorio che le case di cura opponevano resistenza ad effettuare interventi che implicavano spese che andavano oltre i tetti di spesa pubblici”. Due versioni contrastanti su cui si è giocato il processo.
Il giudice, nella sentenza del 15 ottobre scorso, pur evidenziando “l’attendibilità della versione accusatoria”, ha considerato sia la “modesta gravità del fatto”, sia l’incensuratezza dell’imputato, riconoscendo “la causa di non punibilità giacché lo scopo al quale dovrebbe assolvere la pena può ritenersi già raggiunto in ragione della sottoposizione a un processo penale connotato dalla pubblicità di un soggetto per nulla avvezzo alle aule giudiziarie”. Per il difensore del chirurgo riminese, l’avvocato Piero Venturi, “il mio assistito si è sempre dichiarato estraneo ai fatti e, a riprova della sua estraneità, anche la Procura aveva richiesto la assoluzione con la formula più ampia”.