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Sanità che cambia

Cau, futuro in bilico? I chiarimenti del presidente de Pascale

In foto: Il Cau di Santarcangelo
Il Cau di Santarcangelo
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
sab 18 gen 2025 12:33 ~ ultimo agg. 18:06
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Sono stati la novità in ambito sanitario del 2024 ma non hanno mai convinto del tutto gli addetti ai lavori. I CAU, centri di assistenza urgenza, sono recentemente tornati al centro del dibattito anche politico. A cercare di fare chiarezza sul futuro di queste strutture è il presidente della Regione Michele de Pascale. “Abbiamo tutti a cuore il nostro servizio sanitario, pubblico e universalistico, quindi bene la discussione anche sui Cau, in un’ottica di miglioramento complessivo – premette –. Tante innovazioni introdotte, che hanno portato buoni risultati e dopo il Covid hanno evitato di chiudere punti di erogazione dei servizi, saranno confermate, mentre riorganizzeremo ciò che è necessario facendo tesoro degli esempi più virtuosi della regione. Centrali saranno le Case di comunità e le Aggregazioni funzionali territoriali, per una gestione univoca delle cure primarie e con la massima valorizzazione dei medici di Medicina generale”.

Il presidente ricorda poi che “sotto il nome Cau sono stati attivati tre tipi di servizi: quelli che hanno sostituito Punti di primo intervento o Pronto soccorso che avevano un elevato livello di inappropriatezza in quanto erogavano prestazioni di bassa complessità con personale medico specialista che deve invece essere utilizzato per le prestazioni di emergenza urgenza. Questa tipologia è indiscutibilmente quella che ha funzionato meglio e ha evitato di chiudere punti di erogazione del servizio. Sono questi i Cau che confermiamo con maggiore convinzione e che hanno dato sistematicamente i risultati migliori“.

Il secondo tipo di Cau introdotto è quello in prossimità dei Pronto Soccorso DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di primo e secondo livello degli ospedali provinciali o distrettuali, con l’obiettivo di sgravarli dei codici bianchi e verdi. “Su questa tipologia – aggiunge de Pascale – il bilancio non è univoco in tutta la regione. In alcuni casi hanno ridotto significativamente gli accessi al PS e la loro funzione è stata ben compresa dai cittadini, in altri non abbiamo registrato analogo effetto e dobbiamo quindi migliorare la risposta.

Infine, alcuni Cau sono stati introdotti in luoghi dove precedentemente non c’erano né Punti di primo intervento, né Pronto soccorso. “In questo caso – chiude il presidente – per noi il modello da seguire è quello delle Case di comunità e delle Aggregazioni funzionali territoriali dei medici di Medicina generale, per ricondurre tutto a una gestione univoca nelle cure primarie”.