Agente della polizia Locale indagato per concussione, a processo in aprile
Il 16 aprile comparirà davanti al gip di Rimini, Vinicio Cantarini, per l’inizio del processo, con rito abbreviato, che lo vede imputato per concussione. Dopo l’arresto compiuto dalla Squadra Mobile di Rimini nel giugno scorso, un agente della polizia Locale dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia, difeso dagli avvocati Francesco Pisciotti e Massimiliano Giacumbo, nel frattempo è stato reintegrato a lavoro, ma in un luogo lontano da dove erano accaduti i fatti contestati. Il sostituto procuratore Alessia Mussi, titolare dell’indagine, nei mesi scorsi aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato dell’agente, che ha tuttora il divieto di avvicinamento alle persone offese, ovvero i titolari di attività commerciali della Valmarecchia ai quali avrebbe richiesto in maniera esplicita somme di denaro che sarebbero servite ad evitare controlli amministrativi. Stando al quadro accusatorio, in alcuni casi avrebbe fatto credere di aver rilevato irregolarità amministrative passibili di sanzioni. Sanzioni che potevano essere ignorate con il pagamento di qualche migliaio di euro.
L’indagato, un 52enne campano residente a Rimini, in alcuni degli episodi contestati si sarebbe presentato in divisa e con l’auto di servizio, come confermerebbero i filmati dei sistemi di videosorveglianza acquisiti dalla Mobile, diretta dal commissario capo Marco Masia. Gli investigatori hanno anche effettuato una perquisizione nella sua abitazione. Sotto sequestro preventivo erano finite le somme di denaro presenti nel suo conto corrente ritenute profitto del reato di concussione, circa 16mila euro. Ai titolari delle attività, di nazionalità straniera, avrebbe fatto intendere anche di poter effettuare nei loro confronti ulteriori e futuri controlli, che però si potevano eludere corrispondendo somme di denaro. Sette in totale gli episodi di concussione contestati, di cui tre consumati. La scelta del rito abbreviato è condizionata alla produzione di una memoria difensiva sulla provenienza del denaro ritenuto dalla Procura il profitto del reato.