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Indagati per violenza e scarcerati, spunta il loro Dna sulla presunta vittima

il tribunale di Rimini

Lo scorso luglio furono scarcerati dal gip di Rimini, Raffaella Ceccarelli, perché non c’erano elementi degni della necessaria gravità indiziaria. Oggi, a distanza di 5 mesi dalla presunta violenza sessuale, sarebbe stato rinvenuto il Dna dei due indagati nei tamponi vaginali prelevati all’epoca dalla vittima, una turista svizzera di 30 anni in vacanza a Cattolica insieme al fidanzato.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i due indagati, un pizzaiolo egiziano di 59 anni e un cameriere di Frosinone di 49, entrambi lavoratori stagionali, avevano soccorso una turista svizzera che vagava in stato confusionale in strada. In attesa dell’arrivo del 118 l’avrebbero condotta nella camera dell’hotel dove alloggiava l’egiziano, l’avrebbero spogliata e messa sotto la doccia “per cercare di farla riprendere”, avevano spiegato al giudice i due indagati. Che poi avevano sottolineato come la donna avesse la bava alla bocca e non si reggesse in piedi. L’accusa, invece, ha sempre sostenuto che in quel frangente la turista – che non ricorda nulla di quei momenti – fosse stata palpeggiata e costretta a subire atti sessuali mentre era in stato di semi-incoscienza.

Per il gip, però, i due stagionali avrebbero avuto solo 5 minuti per abusare di una donna che avevano messo sotto la doccia per farla riprendere dall’uso di alcol e droga. Non solo, gli indagati (difesi dagli avvocati Alessandro Coppa e Maria Rivieccio) non si conoscevano, erano incensurati e avevano già chiamato il 118. Nel frattempo le indagini si sono chiuse e, con l’esito dei risultati sul Dna, è molto probabile che il sostituto procuratore Annadomenica Gallucci chieda il rinvio a giudizio di entrambi gli indagati. Sarà poi l’eventuale processo a chiarire cosa accadde nel pomeriggio del 15 luglio.

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