Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento del lavoro e della prostituzione, corruzione continuata. Sono alcuni dei reati contestati a 12 indagati finiti al centro di una indagine coordinata dai Carabinieri del Comando Provinciale di Rimini e del locale Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro. Dalle prime ore del mattino è in corso l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare. Coinvolte le province di Rimini, Bologna, Forlì-Cesena, Reggio Emilia e Pesaro-Urbino.
L’indagine è partita dalla denuncia sporta da un cittadino egiziano che riferiva di aver pagato 6.000 euro per una fittizia assunzione finalizzata al rilascio del nulla osta d’ingresso sul territorio nazionale propedeutico per l’ottenimento del permesso di soggiorno. Gli approfondimenti condotti dai Carabinieri riminesi e dal Nucleo dell’Ispettorato del Lavoro hanno consentito di evidenziare come gli indagati, in concorso tra loro, avrebbero costituito un sistema consorziale di aziende, datori di lavoro e intermediari collocati anche in organizzazioni specificatamente preposte alla tutela dei diritti sociali e previdenziali dei lavoratori finalizzato ad ottenere illeciti profitti. Coinvolti, in particolare, un dipendente dell’INPS, un addetto ad un patronato romagnolo e un dottore commercialista di un’altra regione. Il giro d’affari avrebbe fruttato agli indagati centinaia di migliaia di euro ai danni di oltre cento vittime accertate. Il modus operandi, ben collaudato, veniva adattato alle specifiche richieste normate di anno in anno dal legislatore per la regolazione dei flussi migratori. In primis, il reperimento degli extracomunitari, tutti di origine nordafricana, disposti a pagare per ottenere il permesso di soggiorno; poi l’individuazione, previo compenso, di imprenditori conniventi per la stipula di assunzioni fittizie (in prevalenza come colf e badanti) e soggetti pronti a fornire, sempre dietro pagamento, domicili fasulli necessari al rilascio del documento di soggiorno. Scattava poi la ricerca di cittadini comunitari con cui organizzare matrimoni fittizi e la richieste d’indennità di disoccupazione, conseguente alle false assunzioni. Di fatto i cittadini extracomunitari venivano costretti a massacranti turni di lavoro e posti in condizione di sudditanza psicologica con l’obbiettivo di ottenere il permesso di soggiorno. Alcune giovani vittime sono state perfino costrette ad avere rapporti sessuali con alcuni degli indagati o con clienti occasionali dagli stessi procurati.
Tra i reati contestati si evidenziano: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento del lavoro e prostituzione, corruzione continuata, false dichiarazioni in atti destinati all’Autorità Giudiziaria, favoreggiamento continuato della permanenza di cittadino straniero irregolare, ricettazione e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.
Per quattro degli indagati è scattata la misura cautelare in carcere presso la Casa Circondariale di Rimini, sette sono stati sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni (province di Rimini, Reggio Emilia e Pesaro-Urbino) mentre per un indagato ha l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Uno dei soggetti non è ancora stato rintracciato.