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Il carcere come luogo di restituzione grazie anche al volontariato

“Non siamo solo burocrati, l’amministrazione ci dà un compito: restituire alla società le persone in modo migliore rispetto a come sono entrate, aiutandole a ricostruire i rapporti sociali che si sono rotti”: sono le parole della direttrice Palma Mercurio che ha aperto le porte della Casa circondariale di Rimini ai volontari penitenziari in visita dalle carceri dell’Emilia-Romagna.

Presenti anche i volontari di tante associazioni riminesi che lì dentro portano quotidianamente impegno e passione nel contribuire, attraverso laboratori e attività nelle sezioni, al recupero delle persone detenute.

È questa tappa riminese l’ultima a comporre il quadro di un percorso di visite formative dedicate al volontariato penitenziario, organizzate in ogni istituto della Regione dall’ufficio regionale del Garante dei detenuti, Roberto Cavalieri, con la collaborazione del Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria.

In un costante tentativo di rendere meno difficile il percorso detentivo segnato dalla restrizione, dalla lontananza dei rapporti con le famiglie e dalle regole, ecco le opportunità che circa 70 volontari riminesi appartenenti a una decina di diverse associazioni, offrono all’interno dell’istituto.

C’è il laboratorio permanente di lettura e scrittura che è ormai di casa; c’è il laboratorio “Ricrea”; c’è l’Avis di Rimini e Csv Volontaromagna ad essere punto di riferimento per le diverse associazioni che si occupano di progetti.

Per la parte formativa è presente naturalmente la scuola, con corsi di alfabetizzazione e i corsi di scuola primaria e secondaria. Ci sono poi i corsi di formazione, fondamentali per abbattere il tasso di recidiva. Nel 2024 ne sono stati organizzati 4 dalla direzione penitenziaria con l’obiettivo di formare persone in tirocinio e dare crediti formativi.

Ma non solo, con una presenza di circa 150 ristretti, l’istituto di Rimini è una dimensione carceraria che si distingue dalle altre, specie per l’importanza da anni viene data a percorsi di recupero ad hoc per persone tossicodipendenti e alcoliste. Esiste infatti la sezione a custodia attenuata Andromeda in cui risiedono 12 detenute seguite dal Sert con l’instancabile collaborazione del cappelllano del carcere don Nevio Faitanini.
Ma ci sono anche 15 persone semilibere in articolo 21; 30 che frequentano la scuola e circa 40 che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria.

Tutto organizzato, tutto progettato cercando di non creare sovrapposizioni tra i diversi corsi e laboratori che, oltre all’attività scolastica, propongono i volontari.

“Senza i volontari non esisterebbe tutto questo – spiega la funzionaria giuridica pedagogica, motivando la carenza di personale e la costante emergenza di creare opportunità lavorative e di recupero – senza di loro non ce la faremmo”.

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