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A tu per tu con Roberto Polverelli: le Nazionali giovanili, i successi, gli studi. Ora il mondo Stella

Da quattro anni il responsabile tecnico della Stella è il riminese Roberto Polverelli, 63 anni, una figura nota del calcio nazionale ed internazionale. Una sorta di ‘allenatore degli allenatori’ in quanto è il coordinatore dell’intera attività del settore giovanile del club che conta cinque squadre (Juniores Regionale, Allievi Provinciale, Allievi interprovinciale, Giovanissimi Under 15 e Under 14) e una ventina tra allenatore e collaboratori.

Roberto Polverelli, qual è l’orizzonte della Stella?
“L’attività della Stella negli anni ha avuto sempre un ruolo sociale che adesso sta stretto: si vuole fare un salto di qualità e dunque effettuare una selezione più curata dei ragazzi per un loro miglioramento tecnico più mirato. La parola chiave è: meritocrazia. L’obiettivo è di portare in prima squadra più giocatori prodotti dal nostro settore giovanile. L’anno scorso l’abbiamo fatto con Alessandro Nicolini, classe 2007, sulla via del rientro da un infortunio, in rosa ora c’è Samuele Marconi, classe 2004. Un percorso lungo e difficile, caratterizzato da una nuova mentalità che richiede tempo per essere metabolizzata, condiviso con la società ed in particolare con il presidente Alessandro Errighi ed i suoi collaboratori più stretti, Gianfranco Valmori e Massimiliano Astolfi. Attraverso un confronto costante con gli allenatori, che lavorano per obiettivi, si punta a migliorare la qualità del lavoro e delle competenze tecniche che sono i biglietti da visita della società. Sul territorio si riscontra un certo apprezzamento tanto che sono arrivate alcune richieste di ragazzi per far parte della nostra famiglia”.

Nel periodo più lungo, invece?
“La società vuole crescere, cercare di fare un salto di categoria. Questo implica investimenti sulla prima squadra, sul settore giovanile, sulle strutture che già ora comunque sono invidiate da tutti. Io metto al servizio del mondo Stella la mia esperienza e professionalità di allenatore di lungo corso”.

Lei ha vinto quattro titoli europei oltre a trofei internazionali come il Caput Mundi, è stato per tredici anni CT delle Nazionali giovanili azzurre, ha patentino Uefa Pro, ha avuto richieste in Italia e all’estero. Perché ha deciso di smettere a livello professionistico?
“Nel 2014 ero di fronte ad un bivio: da una parte il calcio ad alto livello, dall’altra l’attività di famiglia che ha mezzo secolo di vita – l’Ottica Polverelli – e il mio ruolo di esperto optometrista con clienti di ogni parte d’Italia. Ho preferito questa seconda, che pure mi ha aperto la strada in Federcalcio. Una scelta dolorosa, ma in linea con la mia storia. Entrambe le attività mi piacciono enormemente, quanto al calcio continuo a studiare ed il mio impegno è costante”.

Perché il lavoro di optometrista le ha aperto le porte della Federcalcio? Si spieghi meglio…
“Ho portato nel mondo del calcio i miei studi sui training optometrico conosciuto anche come visual training. Si tratta di un’attività che si occupa di sviluppare, migliorare e rendere più efficiente la performance visiva, mediante procedure personalizzate. A Coverciano è diventato oggetto di studio il comportamento visivo del calciatore. E’ stata una innovazione a livello didattico verificare come il calciatore può migliorare attraverso esercizi specifici la prestazione visiva e dunque sportiva. Già, perché la vista si può allenare come la forza, la velocità e la resistenza. Fondamentale, ad esempio, per il ruolo di portiere è l’allenamento visivo, per i tempi di uscita, la lettura delle traiettorie. In virtù di queste mie conoscenze sono stato investito del ruolo di Commissario tecnico ed ex giocatori professionisti sono diventati miei collaboratori”.

Quante sono state le sue presenze da Ct azzurro?
“Sono state 89: il bilancio è di 68 vittorie, cioè il 76,4 per cento, un record assoluto a livello di Nazionali giovanili”.

Titoli azzurri in bacheca a parte e prima la gavetta sulle panchine di Prima categoria con tre promozioni (Misano, Fontanelle ed Igea Marina), c’è una manifestazione che ricorda con piacere?
“Il Torneo di Viareggio del 2010 con la Rappresentativa di serie D: ci piazzammo al terzo posto perdendo la semifinale contro l’Empoli ai rigori. Mi guadagnai la citazione del giornalista Gianni Mura, che peraltro non ho mai conosciuto, nei cento personaggi più famosi di quell’anno”.

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