“Quel medico mi ha rovinata, procurandomi ustioni al viso dopo un trattamento di foto-ringiovanimento con luce pulsata”. E’ la denuncia sporta da una 45enne riminese nei confronti del medico estetico, operante nel Riminese, che l’ha sottoposta al trattamento. La vicenda, che è finita davanti al giudice monocratico di Rimini, risale al 10 febbraio del 2022. La donna, professionista che opera nell’ambito estetico, si reca dal medico estetico nella speranza di ringiovanire la propria pelle. Una volta terminata la seduta, però, inizia ad avvertire uno strano bruciore sulle guance. Che aumenta col passare delle ore. “In breve tempo la mia faccia si è gonfiata a tal punto da non riuscire a tenere gli occhi aperto, ero irriconoscibile”, ha spiegato la 45enne, costretta all’epoca dei fatti a recarsi nel reparto Grandi Ustionati dell’ospedale Bufalini di Cesena.
“Surriscaldamento eccessivo della cute, abrasioni e ustioni su entrambe le guance, con conseguente ispessimento ed edema dei tessuti molli sottocutanei, in particolare nelle regioni tempero-zigomatico, periorbitale, perinasale e mentoniera”, recita l’accusa, con conseguente prognosi di 40 giorni. La paziente nel frattempo si è costituita parte civile nel processo penale, assistita dall’avvocatessa Chiara Lazzari del Foro di Roma, e ha chiesto al medico un risarcimento del danno di 75mila euro. “Per un mese non ho potuto lavorare – attacca la donna – e anche adesso che finalmente sto meglio, ho paura ad espormi al sole. La mia vita da quel giorno non è più la stessa”. Ieri, davanti al giudice Andrea Falaschetti, è stato sentito il professore di Chirurgia dermatologica e Laserterapia, Giovanni Cannarozzo, al quale la 45enne si era rivolta per un successivo parere dopo il trattamento con luce pulsata.
Di diverso avviso, ovviamente, il medico estetico riminese, che è finito a processo per lesioni aggravate. Secondo il professionista, difeso dall’avvocato Christian Guidi, non furono commessi errori o negligenze e tutta la procedura, anche quella post trattamento, era stata eseguita in maniera corretta, seguendo i più rigidi protocolli. Sarebbe stata la donna, a detta del professionista, a non aver rispettato le sue indicazioni una volta terminato il trattamento.