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Uno Bianca, 30 anni dagli arresti. Sadegholvaad: al lavoro su iniziativa importante

un articolo del Ponte del 1994

A pochi giorni dal trentesimo anniversario degli arresti dei componenti della Banda della Uno Bianca. Una svolta che arrivò grazie agli inquirenti del pool riminese che si dedicò alle indagini sulla banda che tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 lasciò una lunga scia di crimini e vittime. Annunciando un’iniziativa per il 2025 a cui si sta lavorando.


E’ difficile spiegare a chi ha meno di 30 anni quale fu l’impatto dell’arresto della Banda della Uno Bianca, avvenuto proprio in una fredda giornata di fine novembre 1994. E soprattutto è quasi impossibile descrivere lo sconcerto, lo sgomento di tutto il Paese nello scoprire come dietro al gruppo criminale che aveva insanguinato per 7 drammatici anni Rimini, la Romagna, un pezzo d’Italia, ci fosse anche chi portava una divisa. Fu uno choc enorme, quasi ‘la trama di un film poliziesco americano’ come si disse allora: sicuramente una tragedia moderna.

La rivelazione e la cattura dei responsabili, 30 anni fa, avvenne grazie all’abilità, alla pazienza, alla competenza di uomini delle Istituzioni. Nella Magistratura e nelle forze dell’ordine. Qualche tempo fa, intervenendo a un convegno. il giudice Daniele Paci, protagonista della cattura della banda della Uno bianca, raccontò come ‘Nel ’94 quando prendemmo in mano l’inchiesta aleggiava una sorta di rassegnazione. Noi dicemmo: partiamo dai fatti. Cominciammo costituendo un pool interforze, togliendo di mezzo la rivalità tra Polizia e Carabinieri. All’epoca eravamo in una stanza dove riesaminavamo tutto e non escludevamo nulla. Siamo partiti da una sola fotografia, un soggetto che aveva rapinato una banca a Forlì. L’idea semplice è stata questa: ipotizzando che la banda conoscesse i luoghi doveva fare dei sopralluoghi, noi abbiamo preso la decisione di fare sopralluoghi con 9 agenti sulle banche che avevano certe condizioni: nessuna guardia giurata, vicinanza a vie ad alto scorrimento.’. Un’inchiesta clamorosa, condotta da Paci e resa operativa dai poliziotti Baglioni e Costanza e da tante donne e uomini in divisa, che portò agli arresti dei fratelli Savi tra Torriana, Villa Verucchio, Rimini e dei loro complici. Poi i processi, le condanne, l’associazione grazie alla quale non si spegne il ricordo delle vittime innocenti di quella maledetta stagione.
Ecco, appunto il ricordo, esattamente a 30 anni di distanza. Quella necessità a non lasciare il racconto di quegli anni solo a qualche pagina web; quell’impellenza a non lasciare sole le famiglie delle vittime e delle persone che ancora portano su di loro segni dolorosi; raccoglie ancora la sensibilità di associazioni, sindacati di polizia, donne e uomini attente ad alimentare la luce della verità; e spinge il Comune di Rimini a progettare una iniziativa culturale di livello che vogliamo portare nel 2025 nelle città e nei paesi della Romagna.
Non possiamo dimenticare. Non dobbiamo dimenticare. Un abbraccio a nome di tutta Rimini verso tutti coloro che hanno sofferto e continuano a soffrire, trent’anni dopo.

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