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Manifatturiero, settore in crisi. Cassa integrazione quasi raddoppiata

repertorio

Momento molto complicato per il comparto manifatturiero della provincia di Rimini che nei primi nove mesi del 2024 ha visto un’impennata delle ore di Cassa Integrazione richieste dalle aziende: l’aumento è stato dell’81,9%, passando da 2.832.642 a 5.151.279 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo dato, spiega la Cgil, evidenzia un sistema produttivo che fatica a mantenere i livelli occupazionali, con conseguenze sociali che potrebbero presto diventare esplosive. Al 30 giugno di quest’anno si contano nel riminese 2.423 imprese manifatturiere attive con un calo dell’1,9% rispetto al 2023. Una contrazione a cui si affianca la riduzione della produzione industriale del 2% nel secondo trimestre 2024. Fatturati e ordini esteri rispecchiano il trend negativo: rispettivamente -11,9% e -10,7% nei primi tre mesi del 2024 rispetto al 2023. A soffrire di più l’abbigliamento e gli accessori (-9,6%), il settore del legno e mobili (-2,7%) e la produzione di macchinari (-5,7%). Unica eccezione positiva è il comparto chimica e plastica, con un incremento del 5,8%, che rappresenta un segnale di resilienza in un panorama altrimenti preoccupante.

Ma quali sono le cause delle attuali criticità? “La provincia di Rimini – evidenzia la Cgil – risente delle dinamiche globali, come il rallentamento dell’economia tedesca, partner commerciale chiave per l’Italia e della mancanza di una politica industriale chiara a livello nazionale. L’austerità imposta dal Piano Strutturale di Bilancio dell’Unione Europea penalizza investimenti strategici e limita le risorse disponibili per sostenere la ripresa. In parallelo, la concentrazione di risorse pubbliche sulla spesa militare (35 miliardi di euro previsti entro il 2039) sottrae spazio a settori vitali come innovazione e transizione energetica. A livello locale è necessario affrontare il tema della diversificazione dell’economia, che non può reggersi sulla monocoltura di un’economia terziaria che da sola non può dare tutte le risposte necessarie in termini di occupazione e valore aggiunto“. La CGIL Rimini ha da poco elaborato alcune strategie di rilancio nel proprio documento strategico “Piano del Lavoro 2024”. In primis la transizione ecologica delle imprese: orientare gli investimenti verso energie rinnovabili e processi produttivi a basso impatto ambientale. Poi la riconversione delle filiere produttive accompagnata da percorsi di formazione per garantire l’occupabilità. In tema di ricerca e innovazione l’obiettivo è concentrare le risorse su settori strategici come l’idrogeno, l’energia elettrica e la chimica verde, promuovendo tecnologie che possano rafforzare la competitività del territorio. Senza dimenticare i piani di prevenzione del dissesto idrogeologico e di difesa della costa, essenziali per preservare le attività produttive e turistiche.
Rimini – spiega il sindacato –, con il suo tessuto di piccole e medie imprese, ha la possibilità di affrontare le sfide attuali con un approccio sistemico e partecipativo. L’adozione di politiche che coniughino sostenibilità ambientale, coesione sociale e crescita economica potrebbe rappresentare un modello replicabile in altre realtà italiane.
Il Tavolo permanente per le crisi, di prossimo avvio, deve istituzionalizzare uno spazio di dialogo tra organizzazioni sindacali e imprese per anticipare e gestire le difficoltà, evitando che si trasformino in emergenze sociali. Su questi temi serve forte anche la voce delle associazioni di categoria dell’industria e dell’artigianato che, in merito alla crisi strisciante della manifattura che denunciamo da mesi, non sembrano aver espresso una loro visione locale. Il Tavolo permanente può essere l’occasione per avviare una stagione di confronto proficuo per l’intero sistema economico“.

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