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Il “partito dell’astensione: oltre il 53% degli aventi diritto. Una riflessione

Elezioni regionali

Se esistesse il partito dell’astensione, in Emilia Romagna (ma non solo) risulterebbe il primo classificato, con oltre il 53%, non dei votanti, ma degli aventi diritto! Nel 2020 erano circa il 33%! E’ una situazione grave per una democrazia, spesso minimizzata, perché il “partito degli astenuti” non conta nulla, non influisce sulla numerosità degli eletti, provocatoriamente, forse dovrebbe, saremmo tutti molto più interessati ad agire per contenerla. Di certo, è opportuno porsi delle domande, unica strada percorribile per cercare delle risposte, seguite dai provvedimenti, altrimenti, permane solo la retorica. Quali potrebbero essere i problemi mai risolti, anzi accentuati, che allontanano i cittadini dal voto? Provo a sintetizzarne alcuni, con una doverosa premessa: nel nostro Paese, negli ultimi decenni, non ha governato esclusivamente un gruppo politico, ergo, se ci sono state colpe o carenze, difficile attribuirle ad un solo schieramento e questo fomenta l’astensione, la famosa sintesi popolare “sono tutti uguali”, è forse rozza ed ingenerosa, ma pragmatica ed incisiva. Ecco alcune domande, non certo esaustive, che gli “aderenti al partito degli astenuti” potrebbero porsi per giustificare la scelta . 1) Perché non si è adeguatamente contrastato il lavoro precario? 2) Perché sono state accettate remunerazioni del lavoro al limite della povertà? 3) Perché si è portato il Debito Pubblico ad un livello pericoloso ed infausto? 4) Perché non si combattono efficacemente le disuguaglianze estreme? ( Adriano Olivetti affermava che nessun dirigente dovrebbe ricevere un salario superiore di dieci volte l’ammontare del salario più basso. Oggi appare una candida utopia, persino nel pubblico, nonostante l’enorme debito ! ) 5) Perché non si tagliano drasticamente le spese dello Stato, per contenere il debito e tranquillizzare il futuro dei nostri figli e nipoti e per finanziare adeguatamente i servizi, prima di tutto la Sanità? (alcuni esempi : le caste dalle carriere automatiche e remunerazioni conseguenti, l’unificazione di tante amministrazioni e corpi, l’eliminazione degli enti di dubbia utilità, gli infiniti finanziamenti a supporto del “non necessario”, i deleteri bonus a pioggia e tantissimo altro. Il tutto, mentre i territori deflagrano sotto le bizzarrie del clima e la sanità pubblica agonizza. Solo cinque domande, per aiutare a comprendere parte delle motivazioni di coloro che rinunciano al voto, forse con una reazione illogica, o forse comprensibile.

CARLO ALBERTO PARI

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