Si è svolta questa mattina la cerimonia di intitolazione della rotatoria tra le vie Flaminia, Pascoli e Flaminia Conca rinominata “Enzo Tortora – Giornalista – 1928-1988”.
Un dedica per ricordare uno dei volti più noti della televisione italiana, che nel corso della sua vita ha dato lustro alla cultura, al giornalismo e alla storia della televisione italiana, noto anche per la sua lotta per la giustizia. Accusato ingiustamente, visse un lungo calvario giudiziario che si concluse con la sua assoluzione, diventando un simbolo di integrità, resistenza e impegno per il rispetto dei diritti civili e per la verità.
Un dedica per ricordare uno dei volti più noti della televisione italiana, che nel corso della sua vita ha dato lustro alla cultura, al giornalismo e alla storia della televisione italiana, noto anche per la sua lotta per la giustizia. Accusato ingiustamente, visse un lungo calvario giudiziario che si concluse con la sua assoluzione, diventando un simbolo di integrità, resistenza e impegno per il rispetto dei diritti civili e per la verità.
Alla cerimonia, organizzata proprio nel giorno del compleanno di Enzo Tortora, erano presenti il sindaco Jamil Sadegholvaad, l’assessore alla toponomastica Francesco Bragagni, l’ex Senatrice Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora, Jacopo Vasini segretario dell’Associazione Radicali Riminesi, Yuri Maccario Napolitano, portavoce di +Europa Rimini, oltre a diversi amici, conoscenti e cittadini.
Enzo Tortora (Genova, 30 novembre 1928) è stato uno dei volti più noti della televisione italiana, oltre che attore, giornalista e politico. Laureato in giornalismo, inizia la sua carriera negli anni ’50 collaborando con Paolo Villaggio e approdando presto in Rai, dove conduce programmi radiofonici come Campanile d’oro. Esordisce in televisione nel 1956 con Primo Applauso e prosegue con trasmissioni di successo come Telematch, Campanile sera, Il gambero e La Domenica Sportiva. Tra il 1959 e il 1961 cura Il signore delle 13, il primo contenitore radiofonico del secondo programma Rai.
Dopo un allontanamento dalla Rai negli anni ’70, a causa di critiche all’ente, Tortora lavora per emittenti private e testate giornalistiche. Partecipa alla fondazione di Antenna 3 Lombardia e sostiene Telebiella. Nel 1977 rientra in Rai con Accendiamo la lampada e il celebre Portobello, programma record di ascolti e innovativo per format e contenuti. La trasmissione lo consacra definitivamente come icona della televisione italiana.
Dopo un allontanamento dalla Rai negli anni ’70, a causa di critiche all’ente, Tortora lavora per emittenti private e testate giornalistiche. Partecipa alla fondazione di Antenna 3 Lombardia e sostiene Telebiella. Nel 1977 rientra in Rai con Accendiamo la lampada e il celebre Portobello, programma record di ascolti e innovativo per format e contenuti. La trasmissione lo consacra definitivamente come icona della televisione italiana.
Il 17 giugno 1983, Tortora viene arrestato con accuse infamanti: associazione camorristica e traffico di droga, legate a una presunta appartenenza alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. L’accusa si basa su false testimonianze e un’agendina in cui si sarebbe trovato il suo nome, poi rivelatosi essere un errore (non “Tortora” ma “Tortona”). L’arresto e le immagini in manette segnano profondamente l’opinione pubblica.
Dopo sette mesi di reclusione, Tortora viene liberato nel gennaio 1984, ma nel settembre 1985 è condannato a dieci anni di carcere. Diventa eurodeputato per il Partito Radicale, ma si dimette nel 1985, rinunciando all’immunità parlamentare. Il 15 settembre 1986 viene assolto con formula piena dalla Corte d’appello di Napoli; la Cassazione renderà definitiva l’assoluzione nel 1987.
Tornato in Rai con Portobello, apre il programma con il celebre discorso: «Dunque, dove eravamo rimasti…», simbolo della sua rinascita. Tortora muore poco dopo, lasciando in eredità una battaglia per la giustizia culminata nel referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati. Tuttavia, la legge introdotta, a detta di molti, ne snatura i principi; solo nel 2015 viene approvata una normativa conforme alle richieste referendarie.
Dopo sette mesi di reclusione, Tortora viene liberato nel gennaio 1984, ma nel settembre 1985 è condannato a dieci anni di carcere. Diventa eurodeputato per il Partito Radicale, ma si dimette nel 1985, rinunciando all’immunità parlamentare. Il 15 settembre 1986 viene assolto con formula piena dalla Corte d’appello di Napoli; la Cassazione renderà definitiva l’assoluzione nel 1987.
Tornato in Rai con Portobello, apre il programma con il celebre discorso: «Dunque, dove eravamo rimasti…», simbolo della sua rinascita. Tortora muore poco dopo, lasciando in eredità una battaglia per la giustizia culminata nel referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati. Tuttavia, la legge introdotta, a detta di molti, ne snatura i principi; solo nel 2015 viene approvata una normativa conforme alle richieste referendarie.
Domani – 1° dicembre, alle ore 15.30 – si svolgerà un’altra importante intitolazione, quella al grande giornalista italiano e romagnolo Sergio Zavoli, a cui sarà dedicato un luogo centrale della vita del Borgo San Giuliano, ovvero l’area pedonale tra viale Tiberio e la Piazza sull’Acqua.