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SPI CGIL. Tagli e iniquità sulle pensioni. A Rimini quelle più basse in regione

Anche i pensionati e le pensionate riminesi saranno a Bologna mercoledì 30 ottobre alla manifestazione regionale “Il potere d’acquisto logora chi non ce l’ha”, chiedendo pensioni più dignitose, un fisco equo e una sanità pubblica più giusta. Il concentramento sarà alle ore 9 in via Indipendenza con corteo che si concluderà alle 10.30 in piazzale Roosevelt. L’attuale sistema – spiega il sindacato SPI Cgil di Rimini – penalizza chi ha lavorato una vita, costringendo molti a vivere con pensioni che non permettono una vecchiaia dignitosa. Il divario di genere, l’innalzamento dell’età pensionabile e i tagli alla rivalutazione delle pensioni creano situazioni di crescente disagio e impoverimento sociale. Attraverso la partecipazione attiva è possibile fare pressione su istituzioni e Governo affinché mettano al centro delle politiche pubbliche i diritti dei pensionati e delle pensionate.
Per partecipare alla manifestazione, con partenze dalla provincia di Rimini, è possibile contattare il numero telefonico 0541779946.

Il quadro attuale, ribadisce il sindacato, vede pensioni insufficienti e disuguaglianze crescenti.
Complessivamente gli importi delle pensioni per le donne sono inferiori del 35% rispetto a quelle degli uomini.
Le recenti misure del Governo, come Quota 103, Opzione Donna e i regimi speciali per lavori usuranti e gravosi non hanno risolto il problema del pensionamento anticipato per chi ha alle spalle una lunga carriera lavorativa. In Italia, l’età pensionabile è ora fissata a 67 anni, la più alta in Europa. Dal 1994, l’età pensionabile è aumentata di 12 anni per le donne e di 7 anni per gli uomini, un cambiamento drastico che ha fortemente penalizzato i lavoratori.

Su pensioni e potere d’acquisto, si denuncia un taglio continuo. L’effetto dei continui tagli alla rivalutazione delle pensioni in base al costo della vita ha colpito duramente anche i pensionati riminesi: circa 28.000 pensioni contributive, accumulate dopo 35-40 anni di lavoro, subiranno, per esempio per pensioni nette di 1.732 euro, un taglio complessivo medio di circa 9.000 euro sull’attesa di vita, una perdita che non sarà mai recuperata. Al contrario il Governo continua a mettere le mani nelle tasche dei pensionati, prelevando nel decennio 2023-2032 ben 61 miliardi di euro (stando all’attuale meccanismo di tagli), non adeguando così le pensioni al costo della vita; serve il ripristino pieno del recupero rispetto all’inflazione reale.

In Emilia-Romagna, l’importo medio delle pensioni è di 1.300 euro lordi al mese, ma questa cifra si abbassa drasticamente per le pensioni di vecchiaia, che ammontano a una media di soli 964 euro lordi al mese. L’importo delle pensioni in provincia di Rimini risulta essere tra i più bassi della regione, anche per la presenza di un alto numero di pensioni legate a lavoro autonomo, precario e stagionale. A Rimini, il numero di pensionati nel 2023 secondo il bilancio sociale INPS regionale, è di 85.402; un valore stazionario rispetto al decennio precedente, segno che l’innalzamento dell’età pensionabile impedisce a molti di accedere alla pensione in tempi ragionevoli. In Emilia-Romagna ed a Rimini le donne sono fortemente penalizzate rispetto all’importo della pensione media percepita; in provincia di Rimini, a proposito, sono state accolte nel 2023 solo 120 domande di pensione Opzione donna (dati INPS).

La tutela dei pensionati, anche attraverso il rafforzamento e estensione della 14°, salvaguarderebbe anch’esso il loro potere d’acquisto. Serve un sistema pensionistico equo, in grado di garantire una pensione dignitosa per gli attuali pensionati e, per le future generazioni che sono penalizzate da carriere lavorative sempre più frammentate e precarie, una previdenza giusta attraverso l’istituzione di una pensione di garanzia. Servono risposte efficaci su sanità, non autosufficienza e fisco, attraverso politiche che assicurino equità, universalità e redistribuzione a favore dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani. In tema di politiche fiscali va evidenziato che la media dell’IRPEF pagata dai pensionati italiani è del 23%, la più alta rispetto a Francia, Germania e Spagna.

 

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