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operazione privè

Prostituzione nel night, tre dei principali indagati patteggiano la pena

In foto: l'aula Gip-Gup del tribunale di Rimini
l'aula Gip-Gup del tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: < 1 minuto
lun 21 ott 2024 17:54 ~ ultimo agg. 17:59
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Sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Sono i reati che la Procura della Repubblica di Rimini contesta ai principali indagati finiti al centro dell’operazione condotta dalla polizia di Stato e denominata Privé, che nel settembre del 2018 portò all’esecuzione di 19 misure cautelari dopo un blitz all’interno del night club Lady Godiva a Rimini. Secondo le indagini della Squadra Mobile, dirette dal sostituto procuratore Davide Ercolani, alle ragazze, assunte come figuranti di sala, era permesso prostituirsi nel locale. Gli stessi titolari e il gestore di fatto avrebbero organizzato anche gli incontri con i clienti, ricevendo gran parte dei proventi riscossi dalla prostitute. A queste ultime avrebbero persino dato istruzioni sul tipo di prestazione da fornire, sul come comportarsi con i clienti e come riscuotere il denaro. Le prestazioni sessuali a pagamento si consumavano il più delle volte nelle salette adibite a privè, in alcuni casi anche all’interno di stanze d’albergo di lusso.

Questa mattina, nell’aula L del tribunale di Rimini, davanti al gup Raffaele Deflorio, sono stati concordati tre patteggiamenti, che verranno ratificati nella prossima udienza del 21 novembre: il rappresentante legale del night, un 39enne appartenente a una nota e stimata famiglia riminese, difeso dall’avvocato Stefano Brandina, ha patteggiato 3 anni e 3 mesi di reclusione; il socio, un 77enne di Comacchio, residente a Riccione, difeso dall’avvocato Piero Ippoliti Martini, ha chiesto il rito abbreviato; il gestore di fatto del locale, un 42enne faentino, difeso dall’avvocato Giuliano Renzi, ha patteggiato 3 anni di reclusione; l’incaricato al controllo delle prestazioni all’interno dei privè, un 61enne riminese, difeso dall’avvocato Giuliano Renzi, ha patteggiato un anno e 10 mesi di reclusione, pena sospesa. Per gli altri 14 indagati il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio. Contestati a vario titolo anche i reati detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.