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Il figlio scappa per sfuggire alle percosse del padre, genitore a processo

L'ingresso dell'aula Falcone Borsellino

Il 20 settembre del 2023 era stato soccorso in prima battuta da alcuni militari del 7° Reggimento Vega, impegnati nell’operazione Strade Sicure, mentre vagava da solo nel piazzale della stazione ferroviaria di Rimini, scalzo e in lacrime, con evidenti segni di percosse sul volto e dietro la nuca. Un 13enne tunisino, sbarcato a Lampedusa col padre, su un barcone, circa un anno prima, ha denunciato il comportamento violento del genitore, un 36enne tunisino che ora si trova a processo davanti al tribunale collegiale di Rimini per maltrattamenti in famiglia.

Quella sera di un anno fa, il minore era scappato dall’albergo di Bellariva nel quale alloggiava col genitore dopo l’ennesimo episodio di percosse. Il padre, rientrato in stanza ubriaco, si era avventato sul figlio come una furia e lo aveva colpito con calci, pugni e schiaffi. Le urla del minore avevano spinto il gestore dell’albergo a chiamare la polizia. Nel frattempo il 13enne era riuscito a fuggire dalla stanza e a trovare riparo dietro al bancone della reception. Il gestore aveva cercato di tranquillizzarlo, ma non appena il ragazzino aveva sentito il padre gridare e avvicinarsi, era scappato in strada scalzo facendo perdere le sue tracce.

Agli assistenti sociali racconterà che il padre gli proibiva di andare a scuola e lo costringeva a restare chiuso in stanza anche per giorni interi, togliendogli persino il cellulare. Complice l’abuso di alcol, il genitore perdeva il controllo per nulla, diventando violento. “Sei uno str…o, sei un asino”, gli urlava. E poi botte. La madre era rimasta in Tunisia e gli unici contatti che aveva con il figlio avvenivano attraverso delle videochiamate durante le quali il minore usava dei segni in codice per farle capire come si comportava il padre. Un giorno era persino accaduto che il padre, davanti al minore, aveva afferrato un coltello per minacciare un connazionale che voleva entrare in camera per controllare se andasse tutto bene.

A certificare le pesanti violenze fisiche subite anche un referto ospedaliero che parlava di “ecchimosi diffuse guaribili in sette giorni”. Il ragazzino, oggi 14enne, vive in una comunità ed è seguito dai servizi sociali, mentre il padre, difeso dall’avvocatessa Ninfa Renzini, sta affrontando il processo per maltrattamenti aggravati dalla violenza abituale e dal fatto commesso ai danni di una persona minorenne. Il pubblico ministero Anndomenica Gallucci, a suo tempo, aveva chiesto nei confronti dell’imputato la misura della custodia cautelare in carcere.

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