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dubbi sull'attendibilità

Delitto Pierina, il vicino si riconosce nel video: "Sono io al mille per mille"

In foto: uno degli ultimi sopralluoghi della Mobile (foto Migliorini).
uno degli ultimi sopralluoghi della Mobile (foto Migliorini).
di Lamberto Abbati   
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mar 29 ott 2024 19:07 ~ ultimo agg. 20:07
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“Sono sicuro al mille per mille che quello sono io. Quella sera sono uscito dal bar e sono passato di lì per tornare a casa”. Il condomino di via del Ciclamino, colui che secondo i difensori di Louis Dassilva viene ripreso mentre alle 22.17 del 3 ottobre 2023 transita davanti alla cam 3 della farmacia San Martino, ha ribadito ai giornalisti delle tv nazionali, Rai e Mediaset, che quella sagoma è la sua. Aggiungendo: “L’ho detto anche in questura quando gli investigatori mi hanno chiamato”. Un’affermazione, quest’ultima, che in realtà non coinciderebbe con quanto dichiarato dall’uomo davanti al capo della Squadra Mobile, Marco Masia. In quell’occasione, infatti, il vicino avrebbe detto di non riconoscersi con certezza. Resta quindi il sospetto che abbia fornito due versioni differenti, motivo per cui la sua attendibilità un domani potrebbe essere messa in discussione.

Le ultime dichiarazioni del condomino, però, se confermate dagli accertamenti che dovrebbero svolgersi nel corso dell’ormai imminente incidente probatorio sul filmato della farmacia, scagionerebbero Dassilva. La Procura, dal canto suo, resta convinta che la sagoma dell’ignoto corrisponda a quella del senegalese e non del vicino, e presto depositerà, appunto, la richiesta di incidente probatorio. Il condomino e Dassilva verranno fatti transitare nello stesso punto in cui viene ripreso l’ignoto e le due immagini verranno poi sovrapposte e comparate. L’esperimento, assicura la Procura, verrà replicato con le stesse condizioni presenti la notte dell’omicidio.

Intanto ieri sera, intorno alle 22, gli avvocati di Louis, Riario Fabbri e Andrea Guidi, sono tornati in via del Ciclamino insieme a consulenti e collaboratori per svolgere nuovi accertamenti sul percorso effettuato dal killer. Accertamenti che, a detta della difesa, dimostrerebbero che l’assassino non avrebbe potuto uccidere e poi percorrere il tragitto ipotizzato dall’accusa in poco più di tre minuti e mezzo.

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